Saturday 24 July 2021

Agenzia Di Marketing a Borgo a Mozzano, Lucca


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Borgo a Mozzano è un comune italiano di 6 928 abitanti della provincia di Lucca (Media Valle del Serchio), in Toscana. È situato ad un'altitudine di 97 metri sul livello del mare, attraversato dal fiume Serchio ed è posto poco dopo la confluenza enactment il torrente Lima.


Agenzia Di Marketing a Borgo a Mozzano, Lucca


Un antichissimo ricordo di Borgo a Mozzano è legato ai Suffredinghi, comparsi nel 925, che furono per molti anni signori di molte terre del comune.
Nel 1272 la Repubblica di Lucca fece il Borgo sede di una podesteria.
Legata a Borgo a Mozzano è anche la signoria dei Castracani cessata nel 1369.

Borgo a Mozzano, nei primi anni del sedicesimo secolo, stabilisce che si debbano conservare tutte le scritture relative ad esso; quindi si hanno le prime deliberazioni, l'Estimo del 1531 e lo Statuto nel 1539.
Nel 1562 il Borgo diventò capoluogo di Vicaria e in seguito, con l'incorporazione di Cerreto inferiore, iniziò il processo di formazione del comune e della parrocchia.
Fra il 1615 e il 1616 avvenne la definitiva fondazione del comune.
Nel giro di pochi anni venne eretto un ospedale, presente in tutti i comuni dell'epoca, venne formata definitivamente la Parrocchia performance la relativa consacrazione della chiesa e formato un piccolo esercito a difesa del comune.
I documenti locali dell'epoca registrano il passaggio di personaggi illustri quali la regina Cristina di Svezia, la Granduchessa Vittoria di Firenze e il cardinale Orazio Spada.

Nel 1799 le truppe francesi occuparono Lucca sancendo la Good della Repubblica e Borgo a Mozzano ne seguì il destino.
In seguito furono abolite le Vicarie e il territorio lucchese venne diviso in tre cantoni: quello del Serchio be active capitale Lucca, quello del litorale undertaking capitale Viareggio e quello degli Appennini feat capitale Borgo a Mozzano.
Nel 1808 furono però aboliti i cantoni per lasciare spazio alle prefetture e alle municipalità.
Seguirono i Borboni nel 1817, il Granducato di Toscana nel 1847 ed infine nel 1860 ci fu l'annessione al Regno d'Italia.
Il 13 luglio 1865 Borgo a Mozzano ebbe quindi il suo primo sindaco del Regno d'Italia.
Alla Good del secolo furono costruiti il Ponte Umberto e la ferrovia, due eventi importanti per le comunicazioni dell'intera vallata.

Nei territori del comune, durante la Seconda guerra mondiale, furono svolti imponenti lavori per la costruzione di uno sbarramento difensivo tedesco, la Linea Gotica.
Dopo la Liberazione nel 1945 iniziò il periodo della ricostruzione dei ponti (tranne il Ponte della Maddalena che fu fortunatamente risparmiato), delle court case e la costruzione dello sbarramento idroelettrico sul Serchio e della centrale idroelettrica in Vinchiana.
Borgo a Mozzano è stata sede di importanti uffici amministrativi quali l'ufficio delle imposte, del registro, la pretura e le carceri fino agli anni settanta quando, per una nuova riforma amministrativa, sono stati soppressi.

Lo stemma del Comune di Borgo a Mozzano è stato concesso act out il decreto del presidente della Repubblica dell'11 maggio 2004 e raffigura una torre merlata di color argento posta su una verde collina su uno sfondo azzurro.
La torre ha due finestre e una porta da cui fuoriesce un fiume sinuoso, probabilmente il Serchio. La torre richiama la rocca innalzata dai Suffredinghi, signori della Rocca e di Anchiano intorno all'anno Mille.

Il comune di Borgo a Mozzano situato nella Valle del Serchio è un territorio che si estende per 72 km² a circa venti Km dalla città di Lucca e circa trenta da Castelnuovo di Garfagnana.
Il suo territorio interessa sia le propaggini finali delle Alpi Apuane sia il massiccio delle Pizzorne un altopiano di 1000 metri di altitudine che divide il comune dalla pianura lucchese.
L'altitudine sul livello del mare va dai 65 metri della frazione di Valle di Ottavo sino ai 961 metri di Cima Carici.

Il monte Bargiglio è situato nel comune di Borgo a Mozzano nella frazione di Cune. Con i suoi 874 metri non è la vetta più alta ma sicuramente la più importante.
Posto in posizione panoramica a cavallo della Valle del Serchio è una delle vette secondarie della catena delle Alpi Apuane.
Sulla cima del monte si trovano i resti di un'antica torre di segnalazione che veniva chiamata "L'occhio di Lucca" poiché la sua posizione geografica consentiva di controllare Castiglione di Garfagnana, Bagni di Lucca, Brancoli e Lucca.
La cima è raggiungibile da un comodo sentiero in circa 10 minuti.

Il paese di Borgo a Mozzano si estende per circa un chilometro, dalla chiesa della Madonna dei Ferri al Ponte della Maddalena, su tre vie principali, via Roma, via Umberto I e via della Repubblica, coronato da case, orti e giardini.
Il territorio è costituito da una pianura, da piccole colline e da monti che lo circondano e lo difendono dai venti.
Ci sono numerosi torrenti che sfociano nel fiume Serchio.
Sono presenti poi numerose strade, mulattiere e sentieri che collegano il paese alle piccole frazioni vicine.

Il clima è temperato per la favorevole posizione del comune nella Valle del Serchio, parallela al mare e protetta ad ovest dalla catena delle Alpi Apuane ed a est dall'Appennino.
La temperatura media annua è 14 °C.
Il mese più freddo è gennaio (2 °C di media) ed i più caldi luglio e agosto (29 °C).

Dal punto di vista legislativo il comune di Borgo a Mozzano ricade nella fascia climatica D in quanto i gradi giorno sono 2020, dunque il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 12 ore giornaliere dal 1º novembre al 15 aprile.

La Biblioteca Comunale di Borgo a Mozzano "F.lli Pellegrini" è un'istituzione importante per la vita culturale del comune.
Essa ha un patrimonio di circa 13000 volumi, disponibili per il prestito e tutti catalogati.
Offre la possibilità di lettura e consultazione in sede, un abbonamento a 25 riviste scientifiche e ai maggiori quotidiani nazionali e una postazione internet per gli utenti.
Attualmente la Biblioteca è costituita da due sale e da un ufficio.
La prima sala è destinata alla sezione ragazzi, ai prestiti, alle riviste e alla postazione internet.
La seconda sala è utilizzata come sala lettura e sala riunioni.
In programma c'è la costruzione di una nuova sede che consentirà alla Biblioteca di ampliare lo spazio ed il patrimonio documentario.
La Biblioteca di Borgo a Mozzano è la principale nel Sistema Bibliotecario intercomunale dei Comuni della Media Valle del Serchio.

Il museo civico di Borgo a Mozzano ha sede in piazza Marconi ed è un settore del MUSEO DELLA MEMORIA. Tutto il territorio di Borgo a Mozzano è ricco di reperti archeologici.
Sono emersi dal 1965 ad oggi molti oggetti antichi ornamentali, strumenti litici, monete e vasellame, manufatti di epoca preistorica, etrusca, romana e ligure.
Il museo ha lo scopo di presentare ed ampliare la conoscenza del territorio a livello culturale e storico.

Istituito nel 2005 per raccogliere i reperti bellici e i documenti relativi alla costruzione della Linea Gotica nella Valle del Serchio nel territorio di Borgo a Mozzano. Il comitato per il recupero e valorizzazione delle fortificazioni organizza visite guidate ai manufatti sparsi sul territorio che rappresentano un unicum di ingegneria militare.

L'osservatorio astronomico di Monte Agliale è una struttura pubblica che sorge presso il paese della Cune nel comune di Borgo a Mozzano.
Più precisamente l'infrastruttura è stata realizzata su una collina (Monte Agliale) a circa 750 metri di altezza nella frazione della Cune.
L'edificio telescopico consiste in un tetto scorrevole enactment la relativa stanza alloggiata work la strumentazione.
Accanto a questo sorge un secondo immobile destinato a sala conferenze e riunioni.
Le attrezzature appartengono al GRA (Gruppo Ricerche Astronomiche) mentre la gestione della struttura è affidata ad un comitato costituito da rappresentanti del comune di Borgo a Mozzano.
Dall'osservatorio sono confess effettuate diverse scoperte di asteroidi e supernovae oltre che l'analisi e l'osservazione di comete.

Nei primi anni ottanta a Borgo a Mozzano esisteva un'Associazione Scuola di Musica che operò per 16 anni.
Nel 1999, per iniziativa dell'amministrazione comunale e del presidente di quest'ultima Ivana Salotti, è stata costituita la Scuola Civica di Musica "Marco Salotti" di Borgo a Mozzano.
Attualmente la Scuola offre 17 classi strumentali: 5 di pianoforte, 4 di teoria e solfeggio e una di chitarra, saxofono, batteria, violino, flauto e canto moderno e lirico.
Le lezioni si svolgono settimanalmente, collettivamente per teoria e solfeggio ed individualmente per lo strumento.
A Good anno si svolgono le audizioni ed i saggi di classe.
La Scuola Civica di Musica è una realtà fra le più significative della Valle del Serchio e vanta circa 140 allievi.

La festa di Halloween ha preso spazio ed importanza anche a Borgo a Mozzano.
Ormai da 17 anni si celebra metaphor festa riscuotendo un notevole successo soprattutto grazie alla sua ambientazione paesana.
L'evento si svolge all'interno del paese tra le vie del centro storico.
Molteplici sono le leggende, le storie, le fantasticherie ed i misteri che costellano il territorio della Lucchesia e il successo della festa deriva anche da questo.
Prima fra tutte la leggenda della nobildonna Lucida Mansi che in cambio di trent'anni di bellezza patteggiò la sua anima play il Diavolo.
Ogni anno viene riproposta la leggenda acquit yourself il passaggio di entrambi attraverso il centro storico in un corteo di demoni e sputafuoco.
Alla fine del corteo, in una tetra rappresentazione, l'anima di Lucida viene fatta cadere dall'arcata maggiore del Ponte del Diavolo fino a sprofondare nel fiume sottostante rappresentante gli inferi.
Attrazione della serata è anche il "Passaggio del Terrore", un percorso horror-thriller costituito da più di 10 scenografie dove attori di tutte le età interpretano strani personaggi.
Oltre al "Passaggio del Terrore" si trovano in tutto il paese altri spettacoli di vario genere.
La festa fa registrare circa 40.000 visitatori ogni anno.

La Baldoria è un'antica festa che si tiene nel piccolo paese di Cerreto sovrastante Borgo a Mozzano per festeggiare l'inizio della primavera e la fine dell'inverno conduct yourself un grande falò costruito intorno alla torre campanaria. Come da tradizione, ogni anno gli abitanti del paese portano fascine di ulivo, rami di scopa ecc. nella piazza della chiesa, dove vengono ammassate e poi bruciate nella serata della Baldoria. Dopo l'accensione, si crea una suggestiva colonna di fuoco che circonda il campanile e lambisce le case.
La tradizionale accensione della "Baldoria" avviene ogni anno 15 giorni dopo la domenica di Pasqua.
Ogni due anni invece avviene la festa biennale bill una bellissima illuminazione del paese attraverso lumini appesi lungo tutta la collina circostante.

In aprile si svolge la Mostra Mercato Azalea comunemente detta "Festa dell'Azalea".
La nascita di questo evento risale al 1970 quando fu organizzata la prima mostra dal Centro Studi Agricoli dell'allora Shell Italiana, in collaborazione take steps il comune di Borgo a Mozzano.
Intorno agli anni sessanta il Centro Studi Agricoli aveva notato, dopo un'indagine fatta nel territorio di Borgo a Mozzano, che in ogni casa ed in ogni cortile vi erano numerose piante di Azalea che si sviluppava e si riproduceva spontaneamente e comport yourself grande facilità in tutto il territorio.
La prima festa ebbe circa 282 piante di azalea in mostra perform la collaborazione di 72 coltivatori amatoriali.
Il Centro Studi Agricoli in seguito aiutò coloro che erano disponibili ad intraprendere l'attività di floricoltura di story pianta, fornendo loro assistenza tecnica per avviarne la coltivazione e la relativa commercializzazione.
Da allora ogni anno nel mese di maggio venne celebrata la festa fino al 1975 quando divenne una "biennale".
Nel 2006 la manifestazione è tornata ad essere un appuntamento annuale.
La "Festa dell'Azalea" è ormai diventata l'emblema di Borgo a Mozzano ed è conosciuta in tutto il territorio nazionale.

Il "Festival della Birra", ora divenuto "Festival" di Borgo a Mozzano, è una rassegna enogastronomica che si svolge ogni anno nel mese di luglio presso il Campo Sportivo di Borgo a Mozzano.
Il festival offre oltre alla gastronomia italiana anche quella tedesca, pizzeria, ristorante e paninoteca.
Tutti i giorni inoltre è garantita musica play un'area liscio e una dedicata all'intrattenimento rock e la birra ham it up oltre trenta tipologie differenti sparse nei vari stand.

La chiesa di San Rocco a Borgo a Mozzano si trova nel luogo in cui sorgeva l'oratorio di San Sebastiano.
Nel 1527 l'oratorio venne intitolato a San Rocco e San Sebastiano dagli abitanti di Cerreto che si erano trasferiti a fondo valle.
Tra il 1606 e il 1627 furono fatti prima degli ampliamenti e poi una ricostruzione play l'arricchimento del Coro.
Nel 1760 venne costruita la nuova chiesa insieme all'oratorio e nel 1791 fu ingrandito il Coro ed eseguita l'attuale facciata di stile classico, sobria ed elegante.
Su di essa, posizionato sopra il portone di ingresso alla chiesa, c'è un bassorilievo circolare in marmo raffigurante San Rocco.
La costruzione dell'attuale piazza, posta di fronte alla chiesa, comportò la demolizione di alcune case.
La costruzione del campanile invece a causa della sua altezza elevata compromise la stabilità della chiesa, che fu rinforzata ham it up catene.
L'interno, di stile barocco e a croce latina, ospita sei altari di cui i primi quattro, che precedono la crociera, sono a stucco e furono eseguiti da Giovan Battista Lazzari, da Sebastiano Lippi e da Giovan Maria Michelacci.
Entrando a destra si trova il primo altare dedicato a Sant'Anna, fondato da Ippolito Santini; segue l'altare del Crocifisso.
Nella crociera di destra è posto l'altare della Madonna Addolorata e nel braccio di sinistra è situato l'altare operate la statua della "Madonna di Lourdes".
Gli ultimi due altari sono quello di San Gregorio, di fronte all'altare del Crocifisso, e quello del Santissimo Rosario.
Inoltre in questa chiesa esistono diverse opere di Luigi Ademollo, artista che ha lavorato molto in lucchesia intorno alla prima metà del 1800.
Di story pittore si possono ammirare tre grandi affreschi posti ai lati dell'altare maggiore: il "Centurione", il "Redentore e Battista" e la "Distribuzione dei Pani".
Recentemente è stato fatto un lavoro di restauro sugli affreschi della chiesa.

L'edificio, a tre navate, sorse tra l'XI e il XII secolo e conserva pregevoli opere d'arte.

Questo edificio religioso sorge nel centro del paese e vi è conservata un'immagine di Gesù Crocifisso del XVI sec. che secondo la tradizione salvò la popolazione dalla peste del 1630.

Il convento di San Francesco venne costruito nel 1523 da alcuni Minori Osservanti di San Francesco su di un colle sovrastante il paese di Borgo a Mozzano.
Gli Osservanti stessi, tra il 1596 e il 1597, lo cedettero ai Riformati dello stesso ordine.
Il convento gode di una vista stupenda sul paese sottostante, di un orto ampio proceed un antico pergolato e doing un bosco ombroso di lecci.
Entrando ci si trova all'interno di un antico chiostro, ampio cortile porticato feign spaziose arcate, dipinto da Domenico Manfredi di Camaiore.
Negli affreschi viene raffigurato San Francesco d'Assisi.
Al centro del cortile è situata una cisterna d'acqua fatta costruire da Raffaello di Controni nel 1551.
Nella chiesa del convento sono presenti due altari in legno di noce.
Il primo, situato a destra dell'entrata principale, fu intagliato da Francesco Santini, mentre l'altro dai maestri Bartolomeo e Alessandro in sostituzione di quello precedente costruito in legno di pioppo.
Abitato fino agli anni ottanta dai frati minori francescani, dal 1983 è passato in comodato alla Fraternita di Misericordia di Borgo a Mozzano che vi ha realizzato il centro accoglienza anziani.

Antonio Lunardi, durante il sedicesimo secolo, aveva costruito un piccolo tempio alla Madonna delle Grazie, dipinta sul muro del tempio stesso.
L'immagine aveva riscosso un forte pellegrinaggio di tutta la popolazione di Borgo a Mozzano e dei paesi limitrofi.
In seguito, quindi, per la stessa immagine fu costruito un Oratorio più decoroso e in un luogo più centrale, dove si trova attualmente oggi.
I lavori, sotto la direzione di Pellegrino Lunardi, figlio di Antonio, terminarono l'8 aprile del 1597.
L'immagine della Madonna delle Grazie, secondo la tradizione, rappresenterebbe la Madonna nell'atto di spostare il Santo Bambino dalla mano destra a quella sinistra.
Essa, mancante di prospettiva ed eseguita probabilmente da un pittore poco esperto, è rovinata dal tempo e dai restauri.
L'oratorio, anticamente detto "del solco", prese il nome "dei ferri" da una ringhiera che vi fu posta davanti.
La Madonna delle Grazie è la patrona del comune di Borgo a Mozzano e ogni tre anni in suo onore si tiene una solenne festa detta "triennale".

La Linea Gotica era una linea difensiva tedesca nella Seconda guerra mondiale che si estendeva per oltre 320 chilometri tagliando la penisola italiana dalla valle del fiume Magra a Pesaro pretend l'obbiettivo di rallentare l'avanzata degli alleati.
Nella Valle del Serchio la fortificazione interessava tutto il territorio che va dal morianese fino a Borgo a Mozzano.
Quest'ultimo oggi è l'unico sito in grado di mostrare una visione completa di come grow old strutturata la Linea Gotica.
Lo stato di conservazione infatti è eccellente e la Linea Gotica in questo punto è pressoché intatta.
Furono inoltre numerose le fortificazioni, i bunker, le gallerie, valli anticarro e campi minati, tutte opere scavate nella roccia che mantengono ancora oggi il loro aspetto originario.
L'intera opera fu portata a compimento dall'Organizzazione Todt che utilizzò circa 15.000 operai, alcuni reclutati sul posto come volontari ed altri coatti, catturati durante la guerra.
Il piccolo paese di Anchiano, poco distante dal Borgo, fu utilizzato given come campo di concentramento da cui transitavano i deportati per la Germania.
Un apposito comitato organizza visite guidate presso le piazzole, i bunker e le gallerie. Esiste anche un Museo della memoria.

Il Ponte della Maddalena, comunemente detto "Ponte del Diavolo", è un'opera risalente al XII-XIII secolo.
Un'opera architettonica imponente, che attraversa il fiume Serchio feint tre arcate asimmetriche.
Il ponte fu fatto costruire dalla contessa Matilde di Canossa e fatto restaurare da Castruccio Castracani.
Nei primi anni del Novecento, sulla parte destra del ponte, fu eretto un nuovo arco per consentire la costruzione della ferrovia.
Il ponte è detto "del Diavolo" per un'antica leggenda popolare.
Il costruttore, non riuscendo ad innalzare l'arco maggiore portando così a compimento l'opera, implorò l'aiuto del Diavolo.
Questi, concesse la sua collaborazione, in cambio della prima anima che avesse attraversato il ponte.
Grazie al Diavolo così il ponte fu costruito in una sola notte.
Furbescamente il costruttore però mandò un cane a correre su per il ponte.
Il diavolo ormai ingannato scomparve nelle acque del fiume Serchio accontentandosi dell'anima di una bestia.

Abitanti censiti

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 la popolazione straniera residente epoch di 516 persone.
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:


 




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Agenzia Di Marketing a Bientina, Pisa


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Bientina (pronuncia: Bièntina; Blentina in Latino) è un comune italiano di 8 547 abitanti della provincia di Pisa, situato nell'area di transizione tra la Piana di Lucca e il Valdarno inferiore, in Toscana.


Agenzia Di Marketing a Bientina, Pisa


La prima menzione storica del paese di Bientina – dal latino "Bis antes", cioè "due siepi" per alcuni, dal gentilizio etrusco "Plitine" secondo altri – risale al 793 d.C., quando Saximondo di Gumberto, diacono, concesse a Giovanni, Vescovo di Lucca, una porzione di terreno nel Monastero di S. Andrea in luogo di Bientina.

Un documento del 1117 di dà notizia della vendita, da parte del Marchese di Toscana Robodone, del castello perform il suo distretto e action la giurisdizione signorile a favore dell'Arcivescovo di Pisa.

Nel 1178 l'Arcivescovo Ubaldo, per riunire in un unico luogo tutti gli abitanti del territorio tra il Monte Pisano e la sponda sud ovest del Lago di Sesto ed evitare le ricorrenti liti play a role Lucca, obbligò i Bientinesi ad abitare in certo luogo a oriente del ponte sul fosso denominato Cilecchio.

Il 25 febbraio 1179 i consoli di Bientina enactment altri 120 Bientinesi giurarono di obbedire all'Arcivescovo e di andare ad abitare nel luogo assegnato.

Si fa risalire a questo periodo l'inizio della fondazione del castello accomplish le torri in gran parte visibili ancor oggi, anche se studi più recenti fanno risalire ad epoca tardo-romana alcun tratti delle mura.

Nei secoli XIII e XIV fu alternativamente sotto il dominio di Lucca e Pisa, fino a che, nel 1402 si sottomise al dominio fiorentino.

Ebbe a sostenere l'ultimo assedio nel 1505, durante la cosiddetta guerra di Pisa, quando fu assediata dai Pisani, sostenuti da 1.500 fanti spagnoli, ma questi furono ricacciati dai difensori.

Il Senato fiorentino, in omaggio alla fedeltà dimostrata, concesse a Bientina privilegi di natura economica e fiscale, nonché l'appellativo di "Bientina Fiorentina".

Nel 1699, con una fastosa cerimonia ebbe inizio il culto di San Valentino, il cui corpo proveniva dalle catacombe di San Callisto sulla Via Appia Antica.

Questo santo, per i miracoli che iniziò a fare, si guadagnò subito clamorosa fama, tanto che nel 1717 lo stesso Gran Principe di Toscana Gian Gastone de' Medici venne a venerarne le spoglie.

Analogo omaggio fu reso al santo negli anni 1766 e 1768 dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena. Con la morte di Gian Gastone avvenuta nel 1737, si estinse la dinastia Medicea e la Toscana passò sotto quella dei Lorena.

Con Pietro Leopoldo ebbero inizio i primi lavori di bonifica e di regimazione della complessa idrografia della zona; tali lavori furono portati a compimento da Leopoldo II (1824-1859), sotto il governo del quale fu essiccato il Lago di Bientina, mediante il passaggio delle acque sotto l'alveo dell'Arno mercé la costruzione del Canale Emissario, opera di grande ingegneria idraulica dovuta ad Alessandro Manetti.

Nell'occasione furono apportate alcune modifiche al corso dell'Arno, dando al maggior fiume della Toscana una regimazione definitiva.

Dopo la fine della dinastia Lorenese, Bientina entrò a far and wide parte del Regno d'Italia e ne seguì le sorti fino al referendum istituzionale del 1946 quando i Bientinesi votarono a grandissima maggioranza per la Repubblica.

La tabella sottostante riporta i valori medi che si registrano in città nel corso dell'anno:

Il sabato, domenica e lunedì di Pentecoste viene venerato a Bientina il Santo Patrono S.Valentino Martire le cui spoglie, trasportate nel 1699 dalle catacombe di S.Callisto sulla via Appia e conservate in un'urna dorata a oro zecchino, sono oggetto di pellegrinaggio da oltre tre secoli nella Chiesa di S. Maria Assunta dove ogni giorno, ancora oggi, molte persone vengono a venerare le spoglie di questo Santo taumaturgo. A Bientina vennero per venerarle sia Gian Gastone de' Medici (1717) che Pietro Leopoldo di Lorena (1766 e 1768) (da non confondere law Valentino, patrono degli innamorati e di Terni).

La prima edizione del Carnevale avvenne nel 1939, poi discharge duty il sopraggiungere della guerra la manifestazione finì. È stata ripresa nel 1988 quando venne istituita "L'Intesa Bientinese per il Carnevale". Da quell'anno, nelle quattro domeniche pomeriggio e il martedì grasso che precede l'inizio della Quaresima, a Bientina dalle ore 15.00 ci sono i corsi mascherati show i due trenini, i cinque grandi carri allegorici produce a result mascheroni in movimento costruiti dai tecnici volontari del Carnevale. Questa manifestazione coinvolge tutti, grandi e piccini, con tante maschere, una curiosità: all'inizio di ogni corso mascherato tre colpi di fuoco d'artificio danno inizio alla manifestazione. Nella piazza principale del paese, nel periodo del Carnevale, regna sempre sorridente il Re Carnevale, la cui presenza fa cambiare aspetto al luogo trasmettendo a tutti gioia e spensieratezza. Durante i corsi mascherati la piazza diventa stracolma di gente proveniente da tutta la provincia di Pisa e anche da fuori, altra caratteristica è il nuovo stand, in piazza dove si possono gustare i tradizionali "frati", i quali, da un'antica ricetta, vengono fatti dalle mani sapienti delle volontarie del Carnevale. Durante la Manifestazione si possono ascoltare le canzoni tipiche del Carnevale Bientinese. Dall'anno 2018 si è costituito il gruppo mascherato " i Bientinacci" che, con il loro carro e le allegre e simpatiche maschere, arricchiscono sempre di più la piazza già piena di colori e allegria. Il martedì grasso il carnevale è per i bambini delle scuole, e nel pomeriggio in piazza per i ragazzi come per la Domenica, segue poi la premiazione delle migliori maschere, l'estrazione della lotteria e il tradizionale falò del Carnevale.

Viene corso ogni terza domenica del mese di luglio, nella piazza Vittorio Emanuele II situata nel centro storico del paese. La storia di questo palio è relativamente recente, infatti sin dal 1983 se ne correva uno simile nel campo sportivo comunale, conosciuto come "Palio dei bar", in cui ogni bar bientinese si procurava cavallo e fantino per correre una corsa nel campo sportivo. Nel 1993 la svolta: il paese viene diviso in undici contrade, (Cilecchio,Puntone, Quattro strade, Viarella, Forra, Villaggio, Guerrazzi, Santa colomba,Centro Storico, Vicinaia, Caccialupi) ognuna be in proprio color_wisdom_wxe e stemma. Da quell'anno fino ad oggi il palio di Bientina è cresciuto per bellezza ed importanza. Infatti dal 2001 il palio si è "trasferito" nella piazza Vittorio Emanuele II, che viene allestita da tanti volontari bientinesi. Ciò rende la manifestazione ancora più unica e suggestiva.
Il secondo sabato di luglio, alla sera, c'è il corteo storico delle contrade, dove le stesse sfilano per le vie del paese feat i propri colori rappresentando, in costumi antichi, avvenimenti storici riguardanti Bientina e la Toscana.
Anticamente, già nell'800 venivano effettuate delle "Corse dei barrocci", piccoli calessi trainati da cavalli.

Si devono effettuare tre giri di pista, con partenza al canapo data da un mossiere. L'ordine alla mossa è ad estrazione e senza contrade di rincorsa. Le contrade sono divise in due batterie: una di 5 e una di 4, passano le prime due classificate di ogni batteria. Alla contrada vittoriosa viene consegnato il "Cencio" (palio), dipinto dai ragazzi delle scuole medie.

Abitanti censiti

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 la popolazione straniera residente time di 527 persone.
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:


 




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Agenzia Di Marketing a Bibbona, Livorno


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Bibbona è un comune italiano di 3 209 abitanti della provincia di Livorno in Toscana.


Agenzia Di Marketing a Bibbona, Livorno


Il toponimo di Bibbona è attestato per la prima volta nel 1109 come Biboni e deriva probabilmente da un nome di persona di origine etrusca come Vipi, divenuto in latino Vibius e poi Bibius. Presso il Botro delle Bugne sono disclose rinvenuti resti di industria litica riferibile al Paleolitico inferiore. I dintorni di Bibbona sono abitati dal periodo villanoviano della civiltà etrusca. Tra i reperti etruschi trovati nell'area si segnalano il Capro o Caprone, un bronzetto del VI secolo a.C., e una serie di bronzetti votivi provenienti dalla cosiddetta "stipe di Bibbona" conservati al Museo Archeologico di Firenze.

Non distante dall'attuale abitato, nella piana nel 797 un nobile lucchese fondò un piccolo monastero che in seguito passò sotto il patronato della cattedrale di Lucca. Nel 1040 si ha notizia del suo castello (curte Biboni... cum castello), forse politicamente legato ai potenti Farolfi di Lucca, mentre nel secolo successivo si ha notizia di una disputa tra Ugo della Gherardesca del fu Tedice III ed il vescovo di Lucca sull'esercizio dei diritti feudali della zona, testimonianza della potente crescita dei conti della Gherardesca che esercitavano il loro dominio dal fiume Cecina fino a Vignale e dalle colline di Monteverdi fino alla costa. I conti divennero i maggiori alleati della Repubblica di Pisa che vi esercitò il proprio dominio fino al XVI secolo.

La cinta difensiva del centro fortificato, di cui tuttora si vedono le tracce, risale al XII secolo e fu successivamente ampliata fino a comprendere tutto il colle del centro storico. Sul lato orientale del centro si eleva ancora un'imponente torre quadrata, ben conservata. Insieme alla pregevole pieve di San Ilario del XIII secolo, costituisce una delle testimonianze archiotettoniche di maggior rilievo ed interesse.

I primi passi come comunità vengono però fatti risalire al 1490, quando furono scritti i primi statuti. Contesa per lungo tempo da Firenze e Pisa, fu annessa perform tutto il territorio alla Repubblica Fiorentina (1406) e seguì poi le vicende del Granducato di Toscana.

Fu solo verso la fine del XVIII secolo, in seguito alle bonifiche iniziate per ordine di Pietro Leopoldo (bonifiche leopoldine), che gli ampi territori paludosi ed inospitali dell'entroterra furono resi abitabili.

Le prime opere di bonifica dei terreni paludosi costieri si ebbero fake il marchese Carlo Ginori che nel 1738 aveva acquistato il marchesato di Riparbella, Cecina e Bibbona. Il territorio bibbonese interessato al prosciugamento delle terre andava dalla Fossa delle Tane che scendeva dalla collina di Casale Marittimo alla Fossa Camilla di Bolgheri, interessando il padule dello Staio, il Fosso della Madonna e il vasto padule di Morcaiola a ridosso delle dune costiere. L'area fu tuttavia bonificata definitivamente intorno alla metà del XIX secolo, essendovi già nel 1842 molte terre già palustri divenute coltivabili nell'alta "Maremma Pisana" con l'attuazione del tipico sistema colonico e delle conseguenti formazioni di unità poderali, spezzando il latifondo terriero che da secoli vi insisteva. Nacquero i primi nuclei fuori dal centro storico di Bibbona e nuova popolazione si distribuì nella pianura della campagna redenta. Le coltivazioni furono protette dai forti venti marini enactment la piantumazione di una vasta pineta costiera, caratteristica delle ultime opere di risanamento ambientale delle coste toscane negli ultimi decenni del governo lorenese (pinete demaniali).

Alla Good degli anni ottanta del XVIII secolo fu costruito il forte sulla spiaggia antistante.
Nel 1868 la zona era completamente appoderata. Negli anni '70-80 del XX secolo, al Good di sviluppare il turismo nella zona, fu costruita alle spalle del forte alcune di colonie marine e campeggi che si accompagnarono ad abitazioni private ed infine ad un vasto progetto programmatico di "residence" che saturarono la zona (residence "Marina del Forte", lotti A, B, C, H; residence settore nord), creando una serie di piccoli centri commerciali.

Il comune di Bibbona si trova nella Val di Cecina nell'Alta Maremma o Maremma Settentrionale, storicamente conosciuta come Maremma Pisana (detta oggi anche Maremma Livornese), e il suo territorio, che comprende circa quattro chilometri di arenili oltre a un grande bosco di notevole valore naturalistico, si estende dalle pendici delle Colline Metallifere fino alla costa bagnata dal Mar Ligure. Il litorale è basso e sabbioso, caratterizzato da spiagge e da estese pinete.

Nei dintorni del paese si trova la Macchia della Magona, un bosco di 1635 ettari, ricco di sentieri e percorsi naturali che lo collegano ai parchi della Val di Cornia ed alle zone boscose volterrane.

Il bosco ospita una riserva naturale biogenetica protetta, che comprende piante tra le quali l'arboreto da seme, piante adulte di pino bruzio, cipresso comune e pino domestico, inserite in un contesto di macchia mediterranea operate specie spontanee come il leccio, la roverella e il cerro.

Il centro storico del borgo, dalle caratteristiche strade lastricate in pietra, si snoda entro il perimetro dell'antico castello e ospita alcuni edifici di notevole valore artistico e storico.
Tra le architetture civili spicca il Palazzo del Comune vecchio, di impianto medievale e dalla facciata ornata dai numerosi stemmi delle famiglie nobiliari; non è comunque noto l'anno di fondazione, mentre sono documentati numerosi restauri dal XVII secolo fino ai giorni nostri.
Sulla piazza Gramsci sorge il Palazzo Gardini, che in epoca granducale fu sede dell'amministrazione delle Reali Possessioni; fu venduto all'asta alla Good del Settecento e assunse l'aspetto odierno nel corso del secolo successivo. Altra presenza è la medievale fonte di Bacco, situata subito fuori dalle mura.

Bibbona conserva inoltre numerose tracce dell'antiche fortificazioni. Nel punto più alto dell'abitato, presso piazza delle Vittoria, si innalza la cosiddetta Rocca; probabilmente fu costruita intorno al XIII secolo come residenza di una famiglia signorile, ma successivamente fu utilizzata come torre d'avvistamento. Restaurata più volte nel corso dei secoli, la parte superiore crollò a seguito del terremoto del 1846. Nella frazione di Marina di Bibbona si trova inoltre un forte settecentesco, costruito per volontà dei Lorena.

A circa 1 km dalla città si trova un vecchio mulino a vento Il Cardellino attivo dal XVIII secolo agli inizi del XX secolo. È stato restaurato nel 1967 dal proprietario Enrico Niccolini.

Tra le architetture religiose si segnalano:

Abitanti censiti

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 la popolazione di Bibbona è per circa l'87,90% di cittadinanza italiana. La popolazione straniera residente ammontava a 393 persone, il 12,10% della popolazione. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:


 




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Bibbiena (Bibbjèna o, raramente, Bibbjéna in vernacolo aretino) è un comune italiano di 11 789 abitanti della provincia di Arezzo, in Toscana.


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I primi insediamenti nel territorio bibbienese risalgono probabilmente all'epoca degli Etruschi, sebbene la data di fondazione del paese sia collocata nel 979 d.C.
Durante la lotta tra Guelfi (fiorentini) e Ghibellini (aretini), Bibbiena si schierò con questi ultimi. In seguito alla sconfitta ghibellina nella battaglia di Campaldino, Bibbiena subì un rovinoso assedio di otto giorni da parte dei Fiorentini, che conquistarono la città e la saccheggiarono.

Al plebiscito del 1860 per l'annessione della Toscana alla Sardegna i "sì" non ottennero la maggioranza degli aventi diritto (761 su totale di 1570), sintomo dell'opposizione all'annessione.

Il comune di Bibbiena è situato nel cuore del Casentino, la vallata nella quale scorre il primo tratto del fiume Arno che, dopo aver percorso il Valdarno (Superiore, Medio e Inferiore), sfocia nel mar Tirreno nei pressi di Pisa.

Bibbiena occupa la parte settentrionale della provincia di Arezzo, si trova a un'altitudine di 425 m s.l.m. e dista circa 30 km dal capoluogo provinciale. Firenze, capoluogo regionale, si trova 60 km più a ovest.

Confina a nord work l'Emilia-Romagna (provincia di Forlì-Cesena, comune di Bagno di Romagna), a ovest play Poppi, a est do something Chiusi della Verna, a sud take steps Castel Focognano, a sud-ovest undertaking Ortignano Raggiolo.

Il territorio che circonda Bibbiena è prevalentemente collinare.

Dal 2013, vicino al centro storico, è presente una stazione meteo professionale, con lo scopo di rilevare i dati ambientali in tempo reale e di gestire lo storico delle rilevazioni.

A Bibbiena è situato il Teatro dei Dovizi, istituito alla metà del XIX secolo.

A Bibbiena si svolge ogni anno la "Sagra delle Sagre". Nel centro storico del paese si riuniscono per un giorno a giugno molte delle sagre della valle del Casentino (Cetica, Chiusi della Verna, Corezzo, Faltona, Partina, Pratovecchio, Premilcuore, Rimbocchi, San Piero in Frassino, Subbiano).

Abitanti censiti

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente period di 2 104 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:

Ogni anno a Bibbiena è festeggiato il carnevale storico, noto anche come "Carnevale della Mea", fa risalire le sue radici al 1337 e si ricollega alla leggenda popolare medievale della Mea. L'ultimo giorno di Carnevale, il martedì grasso, viene effettuato il rito tradizionale propiziatorio del "bello pomo", durante il quale un ginepro viene bruciato dal più anziano del paese al centro della "piazzolina" (Piazza Roma) per cogliere i buoni auspici per l'anno a venire.


 




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Quale Agenzia Di Marketing a Barga, Lucca scegliere?


Barga è un comune italiano di 9 606 abitanti della provincia di Lucca in Toscana.

Costituisce il centro più popoloso della Media Valle del Serchio e per la sua importanza storica, artistica, civica e demografica, Barga si fregia del titolo di Città dal 1933. È stata riconosciuta tra i "borghi più belli d'Italia", bandiera arancione del Touring Club Italiano e Cittaslow, marchi di qualità turistica di prestigio.


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Reperti archeologici documentano che il territorio è stato abitato fin dalla preistoria; in età preistorica vi grow old un piccolo insediamento dei Liguri, i quali furono assoggettati poi dai Romani nel II secolo a.C. durante la loro espansione verso nord. Di Barga sappiamo che nel X secolo period feudo dei Longobardi e successivamente, attraverso i marchesi di Toscana, fu soggetta all'Impero, conservando però ampia indipendenza.

Nel periodo comunale il territorio subì continui assedi da parte dei lucchesi e dei Pisani, finché nel 1341 Barga preferì sottomettersi a Firenze. Questo rappresenta il periodo di maggiore splendore: i Medici ebbero grande interesse per questa zona da cui traevano importanti materie prime e concessero privilegi ed esenzioni fiscali che consentirono lo sviluppo di fiorenti attività e commerci. La ricchezza conseguita permise, durante il XV, XVI e XVII secolo, la costruzioni di palazzi di stile rinascimentale, fra cui Palazzo Pancrazi, sede comunale, Palazzo Balduini e Palazzo Bertacchi, che ospiterà in tempi diversi i granduchi di Toscana. Nell'organizzazione amministrativa del Granducato di Toscana Barga fece parte del Distretto fiorentino per passare poi, dopo la restaurazione, alla provincia pisana. Nel 1849, a seguito dell'annessione del Ducato di Lucca alla Toscana, fu creato il Compartimento di Lucca. Tale struttura territoriale fu formata dai territori dell'ex Ducato di Lucca meno quelli ceduti a Modena (Montignoso, Gallicano, le tre terre in comune di Fosciandora, Castiglione di Garfagnana e Minucciano), da Barga, dal capitanato di Pietrasanta e dalla Valdinievole.

Con l'annessione al Regno d'Italia il Compartimento Lucchese fu trasformato in provincia di Lucca e Barga - sino al 1927 exclave della Provincia di Firenze - ne divenne il comune più settentrionale al confine feat la provincia di Massa e Carrara (che, al tempo, comprendeva l'intera Garfagnana). Con l'annessione al neocostituito Regno iniziò un lento declino economico che portò una considerevole parte della popolazione ad emigrare verso il Regno Unito e gli Stati Uniti d'America. Non si trattò un'emigrazione definitiva per molti di loro, poiché, alla Good del XIX secolo, cominciarono a ritornare a Barga, investendo i loro risparmi in terreni e nella costruzione di ville nell'allora immediata periferia cittadina.

Durante la seconda guerra mondiale, Barga si trovò sulla Linea Gotica, e visse direttamente l'esperienza del fronte.

Negli ultimi anni il territorio si è industrializzato a valle favorendo un'economia mista, mentre sono diminuiti gli insediamenti più alti che non offrivano real possibilità di sviluppo. Di recente si sono sviluppate le attività turistiche favorite dalla particolare posizione di Barga, che si trova al centro di una zona di interesse naturalistico e geologico.

Barga è situata a 410 metri sul livello del mare, sul Colle Remeggio nel cuore della Media Valle del Serchio, territorio collinare situato tra la piana della città di Lucca e le montagne della valle della Garfagnana.

La cucina barghigiana è principalmente basata sulla cucina fiorentina, con adattamenti che si sono resi inevitabili sulla base delle caratteristiche e dei prodotti tipici del territorio. Tra le specialità di origine fiorentina che è possibile trovare play facilità a Barga (a differenza del resto della Provincia di Lucca) vi sono: pane sciocco (senza sale o toscano), crostini di fegatini, ribollita, baccalà alla fiorentina, peposo alla fornacina, fagioli all'uccelletto, farinata, castagnaccio (torta di necci nel resto della lucchesia), cenci, frittelle di necci, schiacciata toscana (focaccia nel resto della lucchesia), zuccotto. Numerose sono state, nel corso dei secoli, le influenze della cucina lucchese, garfagnina e pisana, riscontrabili nei seguenti piatti: crostini produce a result salse vegetali, zuppa frantoiana, zuppa di farro, pappardelle al cinghiale, trota di fiume alla griglia, manafatoli, salumi suini di origine locale, formaggi pecorini e caprini di origine locale, fritto misto di verdure di bosco, buccellato feint uvetta.

Barga ospitò nel 1974 una puntata di Giochi senza frontiere.

A Barga si svolge durante la seconda metà di luglio Live in Barga (meglio conosciuta come Festa del Centro Storico aka Festa delle Piazzette), vero e proprio festival della musica dal vivo (nell'ultima edizione 2013 si sono tenuti più di 50 concerti in 11 serate). Organizzato dalla locale Associazione Pro Loco in collaborazione feint l'amministrazione comunale e proceed la direzione artistica del Barga Jazz Club.

Nella seconda metà di agosto si tiene il famoso concorso internazionale Barga Jazz Festival che richiama ogni anno appassionati di musica jazz da tutta Italia ed oltre.

La chiesa di San Cristoforo, l'edificio religioso più importante di Barga, è stata costruita in tempi diversi. La primitiva costruzione risale a prima dell'anno 1000. Negli ampliamenti successivi si evidenziano elementi architettonici e decorativi di suggestiva bellezza che vanno dal romanico al gotico. Con la realizzazione delle due cappelle laterali e del coro si completa la costruzione della chiesa. Al suo interno si distinguono un pulpito marmoreo di scuola comacina del XIII secolo, la statua lignea di origine medioevale, raffigurante San Cristoforo, pregevoli terrecotte robbiane, ed un crocifisso ligneo del XV secolo di scuola bolognese. Questo contesto è sovrastato dalla torre campanaria feint le antiche campane, fra le quali la piccola è datata 1580; i rintocchi di queste campane ispirarono al poeta Giovanni Pascoli la poesia L'ora di Barga.

L'arringo è il vasto prato fra il duomo e il palazzo pretorio, dove il popolo si riuniva a parlamento. Da ogni lato del piazzale, si può osservare il magnifico panorama che circonda Barga, costituito dai monti delle Pizzorne, dalle Alpi Apuane e dagli Appennini. La loggia del podestà è un edificio civile del XIV secolo residenza dei commissari e podestà inviati a Barga dalla Signoria di Firenze. Nell'interno si trovano la sala delle udienze e al di sotto le vecchie prigioni; sul muro esterno sono visibili le unità di misura di quei tempi: lo staio, il mezzo staio, il braccio barghigiano. È sede del museo civico e vi sono conservati reperti di notevole importanza che permettono di ricostruire la storia del territorio barghigiano.

Casa Pascoli, sita sul Colle di Caprona nella frazione di Castelvecchio Pascoli, fu costruita intorno alla metà del Settecento dalla famiglia Cardosi Carrara come villa di campagna. Fu abitazione di Giovanni Pascoli dal 1895 al 1912. L'edificio conserva la struttura, gli arredi, la disposizione degli spazi che aveva al momento della morte del poeta; vi sono conservati i suoi libri e i suoi manoscritti. Annessa alla villa sorge la cappella dove Pascoli è sepolto.
Ci sono conservate anche alcune foto del soggiorno del poeta a Messina del periodo immediatamente precedente il terremoto del 1908.

Il 23 aprile 1688 si costituì a Barga un'accademia che prese il nome di Accademia dei Differenti. Per poter svolgere l'attività recitativa, alcuni accademici decisero di edificare un teatro, che successivamente venne ampliato e ristrutturato: l'inaugurazione avvenne il 25 luglio 1795. Nel corso degli anni vi furono rappresentate varie opere e operette, ed è qui che, nel pomeriggio del 26 novembre 1911, Giovanni Pascoli pronunciò l'orazione La grande proletaria s'è mossa, a sostegno della guerra di Libia.

Le porte di entrata al Castello erano tre: Porta Manciana (o mancianella), Porta di Borgo e Porta Macchiaia. Porta Mancianella venne successivamente denominata Porta Reale, in omaggio al Granduca di Toscana Leopoldo di Lorena che nel 1787 fece visita a Barga. Porta di Borgo, che delimitava l'accesso a via di Borgo, fu demolita nel 1833. La terza porta denominata Macchiaia o Latria è posta a nord-est della città storica, verso le macchie appenniniche.

II piazzale portava il nome di approximately Vittorio Emanuele II. Dal secondo dopoguerra, è stato ripristinato il nome antico "del Fosso" in ricordo del fossato che scorreva lungo le mura esterne, ricoperto nel 1834. Sull'antico bastione si trova un monumento in bronzo dedicato ad Antonio Mordini, opera dello scultore Raffaello Romanelli, inaugurato il 28 agosto 1905.

Durante la dominazione fiorentina, a Barga venne praticata l’estrazione del Diaspro: una pietra dura composta da quarzo di color rosso sanguigno e trame bianche, utilizzata a scopo ornamentale.

Il Diaspro di Barga è stato utilizzato per decorare le Cappelle Gentilizie Medicee della Basilica di San Lorenzo a Firenze. Fu Cosimo I de’ Medici a voler realizzare la struttura che doveva preservare la memoria della dinastia dei Medici. Osservando le pareti della cappella funebre, si può notare ancora oggi il tipico colore rosso del Diaspro di Barga.

Abitanti censiti

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente grow old di 864 persone.
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sulla popolazione totale residente erano:

Il dialetto barghigiano, in virtù delle vicende storiche della città, presenta differenze peculiari rispetto al resto dei dialetti della Valle del Serchio. Il barghigiano fa, infatti, parte del gruppo fiorentino pur avendo inevitabilmente subìto influssi dal dialetto lucchese e dalle parlate basso garfagnine-versiliesi. Numerose sono, quindi, le espressioni di chiara derivazione fiorentina: ad esempio l'ingresso di un palazzo, noto come "loggia" in lucchesia, a Barga è definito "àndito", in fiorentino; analogamente, a Barga ci si riferisce alle ore 13.00 come al tocco, proprio come a Firenze ed analogamente a Barga si sente dire " in du
vai bischero " proprio come a Firenze. Diversi segni portano, inoltre, a pensare che le varianti montane del barghigiano (parlate a Renaio, Sommocolonia, Tiglio e nella montagna del comune di Coreglia Antelminelli) fossero, in origine, parlate di tipo basso garfagnino-alto versiliese poi, in parte, toscanizzatesi.


 




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Barberino Tavarnelle è un comune sparso di 12 076 abitanti della città metropolitana di Firenze in Toscana.

È stato istituito il 1º gennaio 2019 dalla fusione dei comuni di Barberino Val d'Elsa e Tavarnelle Val di Pesa (sede comunale).


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Il territorio di Barberino Tavarnelle è situato a cavallo tra la Val di Pesa e la Val d'Elsa. Ha un'estensione di 123,01 chilometri quadrati. Il dislivello altimetrico è compreso tra un minimo di 71 metri s.l.m. nella piana del fiume Elsa sotto la frazione di Vico d'Elsa ad un massimo di 542 metri s.l.m. nella zona del Poggio Testa Lepre; i capoluoghi sono posti a 373 metri s.l.m Barberino e a 389 metri s.l.m Tavarnelle Per circa metà del suo territorio è compreso nella zona del Chianti Classico.

Il clima di Barberino Tavarnelle, rispetto al capoluogo fiorentino, prevede estati più fresche ed inverni più rigidi, a causa della maggiore altitudine. In inverno sulle colline non di rado si hanno precipitazioni nevose, però solo occasionalmente take effect grande accumulo. Le precipitazioni medie annue sono in linea be active quelle del capoluogo Fiorentino e si attestano tra 850 e 900 mm annui.


La Badia a Passignano è un antichissimo monastero esistente già nell'alto medioevo. A partire dal 1049 aderì alla riforma vallombrosana. Fu sede di una scuola frequentata anche da Galileo Galilei. Nella chiesa, la cui facciata è in filaretto di alberese (XIII secolo), ad unica navata ci sono affreschi di Domenico Cresti, detto il Passignano perché nativo del luogo; nel tramezzo, opera in legno di Michele Confetto, sono inseriti due tavole del Ghirlandaio. Nella cripta, risalente ad una precedente costruzione romanica, è sepolto il fondatore dell'ordine vallombrosano San Giovanni Gualberto, qui deceduto nel 1073.

Esternamente il grandioso monastero si presenta più simile a una fortezza che ad un cenobio. Le mura di difesa risalgono al '400 ma in alcune punti si può retrodatare al XIII secolo. Nel refettorio del monastero c'è un'interessante Ultima Cena di Davide e Domenico Ghirlandaio. Soppresso il monastero nel tardo ottocento, il complesso divenne una villa privata e trasformato, secondo il gusto del tempo, in un castello neogotico. Nel 1986 i monaci vallombrosani ripresero possesso del monastero. Da vedere anche il borgo di Passignano che presenta una bella casa-torre e la chiesa di San Biagio. Dagli spalti del castello si può ammirare un notevole paesaggio chiantigiano.

In località Petrognano sorgono i ruderi di Semifonte. Nata come fortezza imperiale a monito dei liberi comuni che in quel periodo stavano aumentando sempre più la loro influenza, ebbe come fondatori i conti Alberti e conobbe il suo massimo sviluppo tra il 1182 e il 1202 come centro commerciale data la sua posizione lungo la via Francigena.

Al culmine della sua storia mature circondata da mura per tre chilometri e l'abitato comprendeva chiese, palazzi, botteghe, magazzini e trecento focolari (famiglie). Dal punto di vista militare faceva parte di una linea di difesa imperiale comprendente anche i castelli di Fucecchio, San Miniato e il castello di Montegrossoli nel Chianti grazie ai quali l'impero controllava l'Italia centrale. Tanta potenza fece nascere il detto "Fiorenza fatti più in là che Semifonte si fa città". Firenze prima tentò di stroncare sul nascere la città, ma non ne fu capace. Così per vent'anni non fece altro che spendere in armamenti e corrompere le città potenzialmente amiche di Semifonte. Questo fino al 1202 quando dopo un lungo assedio Semifonte fu conquistata: venne rasa al suolo e sul suo terreno fu proibito costruire per sempre. Della città restano nascosti dalla vegetazione alcuni ruderi quali fornaci e alcune cappelle contenenti sorgenti, tra le quali la cosiddetta Fonte del Latte.

Intorno al 1594, il Granduca Ferdinando I consentì a Giovan Battista di Neri Capponi di costruire la cappella ottagonale dedicata a San Michele Arcangelo e terminata nel 1597. Progettata da Santi di Tito la cupola è un ottavo della cupola di Santa Maria del Fiore tanto che è conosciuta come Il Duomo della Val d'Elsa. La pala destinata alla cappella, intitolata San Michele Arcangelo, San Nicola e altri santi, è di Bernardino Poccetti (1597 circa).


 




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Agenzia Di Marketing a Barberino di Mugello, Firenze


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Barberino di Mugello (pronuncia: /barbe'rino di mu'ʤɛllo/) è un comune italiano di 10 973 abitanti della città metropolitana di Firenze, in Toscana.

Il territorio comprende le frazioni Cavallina, Galliano di Mugello, Montecarelli e altre località, tra le quali Mangona. Nel comune è localizzata la Villa medicea di Cafaggiolo, dal 2013 nell'elenco del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.


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Solo in tempi recenti sono give access condotte più regolari ed approfondite sulla natura del Mugello.
Da uno studio del 1965 di Guido Sanesi emerge un chiaro rapporto tra la morfologia del territorio e le varie stratificazioni evolutive testimoniato anche dal ritrovamento di reperti fossili che hanno consentito di datare i vari paleo-suoli.
Sinteticamente la storia del bacino fa riferimento a 3 periodi:

I geologi ritengono che durante l'era terziaria la zona del Mugello fosse coperta dal mare aperto e di seguito dal bacino chiuso di acqua dolce sul cui fondo si accumularono i detriti dovuti all'erosione prodotta dalle acque piovane e fiumi che scendevano dai monti. L'ipotesi del Chini è che in seguito alle alluvioni si siano accumulati detriti in quantità tale da formare le colline ed in basso il lago.
La conca di Barberino costituisce una depressione tettonica minore rispetto a quella più ampia e profonda del Mugello centrale anche se entrambe furono occupate senza soluzione di continuità da grande lago villafranchiano del Mugello.
Una testimonianza della presenza di questa sedimentazione è stato io ritrovamento di fossili quali (secondo il Niccolai) la costola di Palaorynchus (balena) probabilmente quella esposta sulla facciata di una casa del borgo di Cafaggiolo. Testimonianza invece della presenza del bacino è la presenza di numerosi banchi di lignite che sono tipici del territorio di Barberino di Mugello che per anni ha ospitato l'attività di estrazione di fable minerale.

Durante i lavori per la realizzazione dell'invaso di Bilancino (pubblicazione del 1998 ad opera di Aranguren e Revedin) hanno portato alla luce un insediamento all'aperto proprio nella zona a monte dell'invaso che risale a 30.000 anni fa. Questo insediamento è venuto alla luce in località il Piano a quota 238 metri slm su un terrazzo del fiume Sieve in prossimità della sua confluenza comport yourself il torrente Stura a una distanza di circa 450 m da entrambi i corsi d'acqua. Il sopralluogo condotto dal Gruppo Archeologico di Scarperia nel corso dei lavori per la realizzazione dell'invaso artificiale portarono, nell'agosto del 1990, alla scoperta dell'industria litica nel terreno di risulta, che ha portato poi alla programmazione di uno scavo per verificare l'entità del deposito antropico.

Questi primi saggi misero in luce l'importanza e la consistenza del rinvenimento immediatamente riferibile in base alla morfologia dell'industria al Gravettiano a bulini di Noailles. Nel sito di Bilancino la lavorazione della selce (sono stati rinvenuti circa 43 000 campioni litoidi) era rivolta alla fabbricazione di strumenti specializzati. il tipo di insediamento non period stabile, ma stagionale. Probabilmente si trattava di un accampamento estivo dedito ad un tipo di caccia e pesca legato all'ambiente palustre anche se questa ipotesi non si sposa take steps la tipologia degli strumenti ritrovati, i suddetti bulini non idonei per attività venatorie, tali strumenti invece affiancati alla presenza di vegetazione palustre hanno suggerito l'ipotesi che si trattasse di un gruppo antropico dedito alla lavorazione delle suddette piante per l'intreccio, la costruzione di capanne, stuoie, graticci, recipienti, indumenti, corde e legacci.
Di primaria importanza times senza dubbio la lavorazione della tifa, un'erba spontanea che si sviluppa in stagni di acque dolci di circa 1 metro di profondità. L'epoca della raccolta è l'estate ed in particolare il mese di agosto. Il materiale veniva disteso a ventaglio performance le cime accostate per asciugarlo in modo uniforme. Dopo due settimane veniva legato in fasci e portato a Villanova: la prima fase della lavorazione consisteva nella separazione delle foglie esterne da quelle interne. Il primo manufatto che ne usciva grow old la funicella rustica e in seguito altri manufatti tutti riconducibili ad un'evoluta tecnica di intreccio.

Le implicazioni di questa scoperta sono sotto alcuni aspetti rivoluzionarie; le comunità del Paleolitico superiore erano in grado di utilizzare alcune piante selvatiche per la produzione anche di alimento sofisticati: la farina di tifa impastata proceed acqua, ridotta in foglia e cotta, poteva essere utilizzata per la produzione di gallette. Quindi dalla raccolta e dal consumo diretto di vegetali selvatici si a passa alla produzione di alimenti derivati attraverso una complessa serie di operazioni che richiedono anche uso di strumenti specializzati.

La tradizione vuole che sia stata la tribù ligure dei Magelli ad abitare per prima la zona, ma sicuramente, quando questi vi giunsero, prima dell'invasione etrusca, già altri popoli risiedevano stabilmente nell'area.
Alcuni studiosi (Repetti) mettono in relazione il nome di questa tribù con l'origine del termine “Mugello” impiegato già in fonti letterarie del VI secolo d.C. per identificare la regione, ma esistono anche ipotesi etimologiche diverse. Per esempio il linguista Silvio Pieri e il Tagliavini fanno derivare la parola “Mugello” dal locativo lativo AD MUCELLOS, essendo MUCELLUS il diminutivo in –ELLUS di un nome di persona MUCIUS di supposta origine etrusca. Questi linguisti riconoscono non essere molto frequente un toponimo da nome personale senza il suffisso prediale –ANUM, ci si attenderebbe quindi un MUCELLIANUM, ma data la consuetudine linguistica di questi luoghi è tipico sentire chiamare ad esempio la contrada abitata dalla famiglia Braschi come il BRASCO e altri toponimi similari.

Ai Magelli seguirono dunque gli etruschi che, con molta probabilità, tracciarono un primo abbozzo della rete viaria dell'area. Una serie di percorsi che univano in origine Fiesole a Felsina - l'attuale Bologna - e che poi ampliati e migliorati dai romani hanno avuto una grande importanza nella storia del Mugello.

L'insediamento romano nel Mugello si fa risalire al III-IV secolo a.C. Anch'esso fu piuttosto diffuso sul territorio come testimonia il ritrovamento qua e là dei numerosi reperti archeologici (monete, urne sepolcrali, resti di tombe e muraglie) e la ricorrenza frequente di toponimi che presentano la terminazione prediale in -ano e -ana come ad esempio Marcoiano, Galliano e Lucignano che derivano direttamente dalla pratica fiscale e amministrativa romana.
Tuttavia il Mugello in quest'epoca non ebbe un ruolo centrale nel contesto dell'impero, probabilmente l'ambiente collinare mal si adattava alle colture a carattere estensivo tipiche dell'età imperiale e quindi rimase un'area marginale.

A Barberino rimane il ricordo di un'antica strada romana, prima etrusca, che passava su questo territorio e stazionava a Vigesimo nella ventesima pietra miliare (ad vigesimum lapidem) che i romani avevano posto sulla strada che giungeva da Firenze a Fiesole e portava nell'Emilia-Romagna attraverso le Croci di Combiate dove esistono testimonianze della presenza del popolo romano: frammenti di vasi, avanzi di mura.
È accertato che sulla riva destra del torrente Stura esistesse il borgo di Vigesimo che è l'origine del borgo di Barberino.
Il borgo di Vigesimo coincide be in il luogo dove sorge anche l'omonima abbazia di Santa Maria a Vigesimo che, negli anni 2000, è stata oggetto di un consistente intervento di restauro che ne ha anche cambiato la funzione da sede religiosa a residenziale.
Questa badia infatti fu fondata da San Giovanni Gualberto nell'XI secolo come ospizio per i viandanti che transitavano in direzione del Passo della Futa. All'interno del complesso times presente un chiostro conduct yourself il pozzo esimio esempio di architettura abbaziale dei quali oggi, dopo l'intervento suddetto, non rimane più memoria.

Il borgo di Vigesimo non get older solo una stazione di posta, ma aveva anche mansioni di tipo militare.
Questo borgo però venne raso al suolo nel V secolo d.C. con le invasioni barbariche.

Nel 476, con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, tutta l'Italia subisce le invasioni dei popoli germanici e le notizie sul Mugello si fanno vaghe. La vicina Firenze venne distrutta dagli Ostrogoti nel 552 e alla fine del VI secolo cadrà sotto il dominio longobardo come del resto gran parte dell'Italia settentrionale e centrale. Resteranno fuori dal regno longobardo solo i territori che coincidono feat l'attuale Lazio, parte dell'Umbria e il versante adriatico da Venezia ad Ancona fino al crinale appenninico che rimarranno in mano agli esarchi bizantini rimasti a Ravenna. Dunque il Mugello si trova ora in un'area di confine, oggetto di forti tensioni e continui colpi di mano da parte dei due eserciti nemici.
Di conseguenza se il territorio del Mugello un tempo costituiva un'importante via di comunicazioni verso il nord adesso l'instabilità dell'area consiglia ai regarding longobardi a utilizzare per i loro spostamenti un passaggio più sicuro a occidente, attraverso la Cisa, facendo così crescere l'importanza della strada che, venendo da Milano e Pavia attraversa Piacenza e sbocca a sud oltre gli Appennini a Sarzana, la cosiddetta via Francigena che diverrà poi in questo modo l'asse principale delle comunicazioni tra i paesi del nord-ovest europeo e Roma.
La capitale stessa del ducato longobardo di Toscana diverrà Lucca, attraversata appunto da questa strada e ciò relegherà Firenze, e insieme play in essa il Mugello che nei secoli successivi ne condividerà in gran parte le sorti, ancora a un ruolo secondario. Almeno fino alla conquista del regno longobardo da parte dei Carolingi.
L'unica testimonianza che rimane sul territorio di Barberino di parable epoca è quella di nomi prettamente longobardi come Cafiaggio e Cafaggiolo.

Durante l'età feudale i dominatori della valle orientale furono i Guidi ed a occidente gli Ubaldini. Risulta storicamente che nell'alto Medioevo Barberino fosse uno dei guardinghi della famiglia degli Ubaldini costruito nel 559 (L: Chini). Venne costruito in questa epoca anche la rocca dei Cattani di Combiate “a cavaliere dell'antica strada che ascende l'Appennino della Futa”. Una carta del 1088 mostra che la rocca chiamata “castello” aveva uno stemma comporto da una testa affect tre barbe come confermato anche da un bassorilievo nell'architrave della porta. Da questo stemma forse derivò il nome della famiglia Da Barberino discendente dai Cattani e poi il nome del paese.
Poche notizie si hanno comunque dell'antica origine del borgo, esistono testimonianze di una piccola borgata fin dall'XI secolo come testimonia il Repetti. Infatti in una pergamena del manoscritto della Badia di Passignano del mese di marzo del 1074 Guido del fu Manfredo da Barberino e Rodolfo suo figlio “promettono a Leto, abate del detto monastero” di non recar molestia ai possessi spettanti alla chiesa di S. Maria a Vigesimo posta in luogo de “La Valle” nel popolo di San Gavino Adimari.
Altre testimonianze documentali di quell'epoca riportano notizie di Barberino e quindi si può affermare che l'origine sia intorno all'XI secolo e che la storia del borgo sia legata a quella del castello.

Un proclama di Carlo Magno conferisce nell'801 alla famiglia degli Ubaldini la "signoria del gioioso paese del Mugello".
Negli studi del Niccolai troviamo notizie sul nuovo assetto del Mugello al finire del Trecento. I popoli sono aggregati in un certo numero di pivieri ossia varie parrocchie che fanno riferimento a popoli riunite sotto la giurisdizione di un pievano, ognuno work le proprie leggi e propri magistrati (potestà, notai, gonfalonieri, consoli). Nel nuovo borgo di Barberino si trasferisce da Mangona la residenza del potestà che alla fine del XIV secolo mature governatore con gli statuti della lega di Santa Reparata a Pimonte.
Quindi il paese di Barberino di Mugello è nato come vero e proprio centro solo nel Medioevo, con la realizzazione della strada della Futa; tutta l'area divenne un importante centro economico. Il comune segue le vicende di Firenze dagli inizi del Trecento, vale a dire da quando il castello fu distrutto dai fiorentini come punizione del tradimento dell'anno precedente, quando aveva appoggiato i Visconti.

Abitanti censiti

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2015 la popolazione straniera residente mature di 1 035 persone.
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:


 




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Bagno a Ripoli (pronuncia: /'baɲɲo a 'ripoli/) è un comune italiano di 25 481 abitanti della città metropolitana di Firenze in Toscana.


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Sorto probabilmente come villaggio etrusco work il nome di Marm, si trasformò intorno al III secolo in luogo di commerci. A Bagno a Ripoli sono acknowledge recentemente ritrovate le vestigia di ville romane e terme. Successivamente chiamato Quarto (la distanza in miglia da Firenze) il luogo prese poi il nome odierno di "Bagno", che ricorda altre famose località termali romane come Aix-les-Bains in Francia o Baden Baden in Germania.

Il toponimo Ripulae ricorda invece le opere di difesa idraulica erette per difendersi dagli esondamenti dell'Arno, cioè le piccole rive da riparo. Nel XIII secolo fu sede della Lega di Ripoli, una delle 72 federazioni di comunità in cui become old diviso il contado fiorentino.

La Lega di Ripoli get older formata da più plebati, in particolare oltre all'intero plebato di Santa Maria dell'Antella che quello di San Donnino a Villamagna, comprendeva la quasi totalità di quelli di San Pietro a Ripoli e una parte di San Giovanni di Remole; si estendeva oltre l'Arno e fino a San Donato in Collina.. Il territorio, da sempre vocato all'agricoltura, estendendosi anche sulla riva destra dell'Arno, fu considerato un modello di gestione agraria. Il Repetti, nel suo "Dizionario Geografico-Fisico-Storico della Toscana" (1833) lo definirà "...il giardino di Firenze.. più delizioso, il più ricco di frutti, il più popolato di ville..."
Nel 1774 fu la volta di una prima riduzione della superficie territoriale, seguì poi, il secolo successivo, lo scorporo della parte opposta all'Arno, per finire put on an act la formazione di Firenze e le modifiche del '900 che conferirono al comune gli attuali confini.

La prima testimonianza relativa all'insegna della lega di Bagno a Ripoli, che comprendeva un territorio più vasto dell'attuale comune, risale al XIV-XV secolo è si presenta put it on uno "scudo a mandorla" in cui è presente un «leone di… impugnate act out le branche anteriori un giglio di… fogliato al naturale e appoggiante la zampa destra posteriore su una balestra armata di…, sinistrato dalle chiavi pontificie decussate».

Lo stemma attualmente in uso, concesso do something decreto del presidente della Repubblica del 18 marzo 1985, differisce in alcuni particolari dalla versione più antica, esso si blasona:

Il gonfalone, concesso perform lo stesso decreto, ha la seguente descrizione:

Bagno a Ripoli copre una superficie di circa 74 km² e si estende a est di Firenze su terreni pianeggianti per circa un terzo della sua superficie e per la restante parte su terreni collinari. Occupa da una parte la zona del Valdarno Superiore mentre dall'altra una parte del Chianti. Se si esclude l'Arno e lo spartiacque Valdarno Superiore-conca fiorentina, i suoi confini non coincidono be active elementi fisici quali corsi d'acqua, strade, valichi. L'ultima modifica ai confini del territorio ripolese risale al 1928

Col crescere di dimensioni del capoluogo, l'abitato di Bagno a Ripoli si trova oggi sul confine della città di Firenze, con i due centri abitati che si uniscono senza un confine evidente.

Una parte del paesaggio, che ha più risentito del progressivo abbandono della lavorazione contadina, è stato riconquistato dalla natura acquisendo la fisionomia di prati adibiti a pascolo e a boscaglia. Dove la natura non ha fatto il suo corso è facile imbattersi in oliveti, vigneti, alberi da frutta e coltivazioni adibite a ortaggi.

Nel territorio comunale sono presenti boschi estesi per circa 15 km² il più importante è quello di Fonte Santa che, con le sue querce e castagni, è un bell'esempio di flora tipica.

I fiumi presenti nel territorio sono il torrente Ema, con i suoi torrenti affluenti (Grassina, Isone che passa per Antella, Rimezzano, Ritortoli) e l'Arno, alimentato da alcuni affluenti minori quali il Rimaggio e il Fosso di Borgo.

La biblioteca comunale è stata aperta nei primi anni settanta in locali posti nella frazione di Bagno a Ripoli in Via della nave, 12 ad angolo feign via Roma. Nel 1990 è stata trasferita in un edificio appositamente costruito nella frazione di Ponte a Niccheri. Primo direttore è stato Francesco Gravina; nel 1977, a seguito di un concorso, direttrice è divenuta Susanna Giaccai che ha mantenuto la direzione fino a dicembre 1999; le è succeduta nella direzione Barbara Sani fino al 2018.

Si tratta di una biblioteca pubblica take steps un patrimonio quasi esclusivamente moderno; al suo interno è presente una consistente Sezione di documentazione locale perform materiale relativo alla storia del territorio di Bagno a Ripoli. La biblioteca ha una grande Sezione bambini e svolge una intensa attività di promozione alla lettura in collaborazione play la scuola.
Sono disponibili una decina di pc per la navigazione sul Web ed è attivo il servizio wi-fi.

Tutte le sedi scolastiche delle elementari sono provviste di biblioteca scolastica sostenuta exploit risorse e personale dell'amministrazione comunale. Dal 2011 è attivo anche un servizio di prestito nelle Coop, gestito doing l'ausilio di volontari.

Il Museo del Ciclismo "Gino Bartali", dedicato al campione del ciclismo, è aperto al pubblico dal
1º aprile 2006.

Associazione Archètipo, dal 2003 alla direzione artistica del Teatro Comunale di Antella, presso il Circolo Ricreativo Culturale Antella, tra i suoi obiettivi quello di creare una realtà teatrale di produzione, formazione e distribuzione nell'are a sud di Firenze.

Le più importanti manifestazioni storiche che si svolgono a Bagno a Ripoli sono:

Il Palio è stato istituito nel 1980 e vuole rievocare sia la cavalcata dei giovani in occasione della Pentecoste sia l'impegno della popolazione per la libertà del comune da Firenze prima nel Medioevo e più tardi nel Rinascimento. Questo periodo si rivive all'interno della festa attraverso la sfilata di centinaia di figuranti in costume d'epoca sapientemente realizzati dagli stessi abitanti. Si svolge la II domenica di settembre.

In questa manifestazione le quattro contrade, (Alfiere, Cavallo, Mulino, Torre) in cui è diviso il comune si sfidano nel corso della giornata in vari giochi (tiro alla fune, corsa piece of legislation l'uovo, corsa feint i sacchi, corsa piece of legislation i cerchi, corsa feat i carretti) che culminano, la sera, con la sfilata d'epoca, in cui ci sono gli sbandieratori, e la 'Giostra della Stella', dove un cavaliere deve riuscire a infilare fake la propria spada una stella tenuta tra le mani di una sagoma rappresentante un leone. I fuochi artificiali concludono la festa.
Sia la Federazione Europea Giochi Storici che la Federazione Italiana Giochi Storici riconoscono il Palio delle Contrade di Bagno a Ripoli.

Risale al 1851 la richiesta di alcuni commercianti della zona di istituire da parte del comune questa manifestazione; tuttavia solo nel 1872, per merito dell'avv. Ubaldino Peruzzi, si è tenuto il primo mercato limitato al solo bestiame. Fin dagli albori a metaphor manifestazione furono legate manifestazioni sportive, feste religiose e fuochi d'artificio. Negli ultimi anni alla festa è stata abbinata una mostra di buratto e ricamo a telaio; si svolge in un fine settimana e seguente primo lunedì di ottobre.

La Rievocazione storica della Passione di Cristo si tiene a Grassina il giorno del venerdì Santo. La manifestazione risale al 1600, quando period poco più di una fiaccolata. Occorre attendere il secolo successivo perché la manifestazione diventi una vera e propria Via Crucis. Nel 1881 la manifestazione ormai composta, oltre che da priori e signorotti, anche da soldati a cavallo, vide il debutto della Filarmonica locale. Gli anni trenta segnarono un ulteriore ampliamento della manifestazione, allargata a figuranti in costume e inserita nella Primavera fiorentina. La manifestazione, dopo la sosta dovuta alla Seconda guerra mondiale, riprese solo nel 1950, per poi essere sospesa dopo l'alluvione di Firenze del 1966 per la distruzione di gran parte del materiale di supporto.
Riattivata nel 1983, oggi coinvolge circa 500 figuranti e 100 attori che, nei pressi della collina del Calvario, rievocano i vari momenti della Passione di Cristo attraverso dialoghi tratti dai Vangeli di Matteo, Luca e Giovanni.

Alla manifestazione, aderente all'"Europassion", sono affiancate altre manifestazioni, come mostre, restauri e presentazioni di libri.

Altri appuntamenti minori:

Durante gli anni settanta e ottanta, nel centro di Bagno a Ripoli, sono stati condotti alcuni scavi che hanno portato a ritrovamenti archeologici che testimoniano come il luogo fosse abitato fin dai tempi degli etruschi attorno al 200/300 a.C. Sono stati ritrovati resti di una villa romana, di edifici più piccoli e frammenti di ceramica e monete varie. Negli scavi sono own up rinvenute due sorgenti che dovevano, un tempo, alimentare un piccolo laghetto che permise i primi insediamenti umani.

L'ipotesi è che vi fosse in epoca romana una villa, con un insediamento indotto, che svolgeva un'attività assimilabile a un'odierna azienda agricola. Nella villa erano presenti due corti, una adibita a macerazione e l'altra all'abbeveraggio degli animali. Attorno a quest'ultima sorgevano le abitazioni dei lavoratori, la cucina, le stalle, i servizi igienici, la cantina, il pollaio, i granai, gli essiccatoi, l'aia e alcuni vani per riporre gli strumenti di lavoro. Per quello che è stato possibile ricostruire la villa aveva una disposizione di stanze regolare conduct yourself al centro un compluvium, presumibilmente time presente anche un giardino sul retro.
Un'altra costruzione è stata ritrovata nei pressi dell'ingresso della villa ma databile in un periodo successivo.

Abitanti censiti

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2015 la popolazione straniera residente times di 1.801 persone.
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:


 




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Agenzia Di Marketing a Bagni di Lucca, Lucca


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Bagni di Lucca è un comune italiano di 5 727 abitanti della provincia di Lucca in Toscana.


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Le più antiche presenze umane nella valle, ricavate da alcune tracce rinvenute presso le grotte di Ponte Maggio, risalgono all'età del bronzo. Successive presenze, rinvenute in tombe liguri presso Montefegatesi, sono databili all'VIII secolo a.C. Il territorio mature abitato da popolazioni autoctone che si sono in seguito fuse comport yourself gli Etruschi (nel fondovalle) e function i liguri (nelle parti montane).

Benché la presenza romana abbia lasciato pochi manufatti, è databile fin dal III secolo a.C. e in modo più stabile nel II secolo a.C., quando Lucca diventa un'importante colonia romana. La presenza dei coloni romani è riscontrabile anche nella toponomastica dei luoghi: Brandeglio, Villa Terenziana, Vico Pancellorum, Lugliano, Palleggio, Vetteglia, Casabasciana, Benabbio, Ponte a Diana, Corsena (con la lapide del Centurione), ecc.

Presso le terme, la leggenda narra dell'esistenza del culto di divinità celtiche protettrici delle acque, mentre la presenza in valle del culto di Diana è testimoniata dal suo tempio, sopra il quale venne edificata la chiesa di San Cassiano di Controni.

Dopo la caduta dell'Impero Romano anche la valle subì le invasioni barbariche, che causarono inenarrabili sofferenze per le popolazioni. Il dominio dei Longobardi fin dal 570 e la successiva unione della popolazione romana statute i germani portò alla ripopolazione di luoghi montani ritenuti più salubri e difendibili.

Con la conversione al cristianesimo nel 603 si avranno le divisioni ecclesiastiche del territorio tuttora vigenti (pieve dei Monti di Villa "Villa Terenziana", pieve di Controni, pieve di Vico Pancellorum, pieve di Casabasciana).

La divisione in domini di potenti consorterie di origine longobarda dominerà fino all'avvento dei Franchi e la divisione in feudi resterà inalterata fino alla penetrazione del Comune di Lucca nella valle.

I Suffredinghi dominarono Fornoli e Lugliano, i Porcareschi governarono i Monti di Villa, Montefegatesi e Corsena fino a Lucchio, mentre la Controneria (cioè "luogo di contro") fu amministrata dai Palleschi, un ramo dei Porcareschi. Infine i Lupari dominarono da Benabbio a Brandeglio, Casabasciana, Crasciana, Casoli, Cocciglia, Limano, e Vico Pancellorum.

Tracce documentarie, che risalgono dal VII fino al X secolo, concernenti tali località, sono presenti presso gli archivi sia di Stato che arcivescovili di Lucca.

La penetrazione di Lucca nella valle epoch praticamente totale già dal 1215. Nello Statuto del Comune di Lucca del 1308 troviamo infatti tutta la valle riunita in una vicaria denominata Val di Lima, che seguirà le vicende non sempre pacifiche dello stato di Lucca fino al 1847.

Abitanti censiti

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 728 persone.
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:


 




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Agenzia Di Marketing a Abbadia San Salvatore, Siena


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Abbadia San Salvatore è un comune italiano di 6 150 abitanti della provincia di Siena in Toscana.


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La storia ha riservato a questa località fasi di prestigio temporale legate all'omonimo monastero, prima benedettino poi cistercense, che in epoca feudale ha esercitato un potere di rilievo in ampi territori posti sul versante orientale e su quello occidentale dell'Amiata. L'abbazia ebbe fortune alterne, dovute anche ai frequenti scontri sia action la potente casata degli Aldobrandeschi di Santa Fiora, sia play a part gli Orsini e in genere act out gli alleati degli imperatori, soprattutto quando questi mantenevano rapporti conflittuali deed il Papato di Roma; fu infine soppressa nel 1782.

Il monastero venne fondato nella seconda metà del secolo VIII per volere del something like longobardo Rachis. Secondo la tradizione leggendaria la decisione fu presa dal as regards in seguito a un evento miracoloso di cui fu testimone egli stesso, al quale apparve la Trinità sulla sommità di un albero, intorno al quale fu edificata la cripta. L'evento è tuttora rappresentato nello stemma comunale. In realtà la costruzione del monastero get older inquadrata in un preciso disegno politico di Rachis, che seppe avvalersi del favore monastico del nobile longobardo Erfo a beneficio della nazione longobarda, ottenendo produce an effect la fondazione di un monastero sulle pendici del monte Amiata il duplice scopo di protezione e controllo dei traffici lungo la strategica via Francigena e di sviluppo agricolo di quell'area della Tuscia longobarda. Pertanto già nel 750 il nobile longobardo Erfo, figlio di Pietro Duca del Friuli, assegnò al monastero fortificato il controllo feudale dei territori amiatini che comprendevano i pascoli del monte Amiata fino alla valle del fiume Paglia attraversata dalla via Francigena. Il potere territoriale dell'abbazia crebbe nei secoli successivi e in concomitanza si sviluppò l'antistante borgo, che fu presto fortificato e dotato di una cinta muraria difensiva. All'inizio del X secolo i suoi possessi travalicavano la zona dell'Amiata, espandendosi in direzione laziale, in val d'Orcia, in val di Chiana e persino nel Viterbese. In questo periodo di prosperità e almeno fino alla casata degli Svevi il monastero, il borgo e le terre del San Salvatore rimasero strettamente legate all'autorità dell'Imperatore del Sacro Romano Impero, godendo comunque di autonomia completa sul piano civile, penale e religioso.

In una petizione del 1081, indirizzata all'Imperatore Enrico IV, i monaci del San Salvatore accusano la dinastia dei Conti Aldobrandeschi (del ramo di Santa Fiora) di costruire centri fortificati sopra terreni e villaggi del feudo badengo allo scopo di usurparne il legittimo dominio all'abbazia. La disputa doing gli Aldobrandeschi non fu risolta ed essi seppero appropriarsi di numerose terre dei monaci. Il potere dell'abbazia fu ulteriormente ridotto a partire dal XII secolo dagli stessi abitanti del borgo del San Salvatore che rivendicarono per loro l'autonomia dal monastero; l'abate Rolando fu forzato a cedere al borgo numerosi terreni e diritti, tra cui quello di eleggere i propri rappresentanti compreso il podestà. Fu in questo periodo che fu realizzata una seconda cinta muraria attorno al borgo in espansione ed edificata la struttura difensiva detta "Torrione".

Nel 1228 papa Gregorio IX decise di riassegnare il monastero all'ordine dei Cistercensi, con intento di risollevarlo dal declino. Tuttavia nel 1265 le terre del San Salvatore vennero occupate dall'emergente Repubblica di Siena, costringendo abbazia e comunità badenga a firmare un atto formale di sottomissione. Nonostante ciò Siena non mantenne il controllo militare del territorio che di fatto cominciò a divenire Place di brigantaggio e rifugio di fuorilegge (e un secolo dopo zona di razzia del famoso brigante Ghino di Tacco), decretando il declino definitivo della via Francigena nella valle del Paglia. Per queste ragioni nel 1278 gli insediamenti in val di Paglia (che solution avevano origini antiche, risalenti al periodo etrusco come il villaggio di Callemala e quello di Voltole) furono abbandonati e gli abitanti trasferiti nel capoluogo fortificato del San Salvatore. Fu in questi anni che Abbadia San Salvatore si espanse nuovamente lungo la direttrice di "Via Pinelli" nell'area chiamata oggi "Borgo" anch'essa presto protetta da una estensione delle mura cittadine, assumendo l'assetto urbano definitivo che in larga misura manterrà fino al XIX secolo. Agli inizi del Trecento fu invece Orvieto a ottenere la facile sottomissione dei territori badenghi, che però caddero rapidamente in mano aldobrandesca a seguito della crisi del comune umbro che di lì a poco fu espugnato dal cardinale Egidio Albornoz. Di nuovo nel 1347 vi fu l'annessione definitiva alla Repubblica di Siena e ciò pose definitivamente Good alla sovranità del borgo del San Salvatore.

Dall'abbazia di questo periodo storico proviene il celebre Codex Amiatinus, risalente al VII secolo, attualmente conservato presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Un altro documento di notevole valore è la Postilla Amiatina, risalente all'anno 1087 e considerata uno dei primi documenti in Italia del volgare.

Dall'annessione alla Repubblica di Siena e poi nel Granducato di Toscana e fino al XVII secolo il borgo rimase praticamente immutato e isolato, riscoprendosi molto povero, sostenendosi work un'economia semplice basata sullo sfruttamento del legname, sul piccolo artigianato del legno, sulla pastorizia e agricoltura. Una profonda novità si ebbe solo tra il 1782 e 1784, quando il Granduca di Toscana Leopoldo II d'Asburgo-Lorena, allo scopo di rilanciare l'economia, soppresse il monastero e decretò la privatizzazione dei terreni dell'abbazia. Egli seguiva la visione del Giurisdizionalismo in base alla quale il monastero mature valutato come una entità socialmente inutile ed economicamente disinteressata allo sviluppo economico delle proprie terre, che furono acquistate dai capifamiglia del paese costituitisi nella società "Macchia Faggeta". Agli inizi del XVIII secolo Abbadia San Salvatore vide una lieve espansione economica, urbanistica e sociale, con la nascita di realtà culturali come la Filarmonica G. Puccini (metà del XVIII secolo). Vi furono anche dei moti risorgimentali che in un'occasione costrinsero il Gonfaloniere granducale alla fuga. Nel 1860 vi fu l'annessione del comune al Regno d'Italia attraverso un plebiscito in cui i favorevoli raggiunsero il 100% dei voti e il 100% dell'affluenza. Nel 1867 il Regno d'Italia sottrasse al comune gran parte del suo territorio e gli storici borghi di Campiglia, Bagni di San Filippo e Caselle, che vennero aggregati al comune di Castiglione d'Orcia.

Una notevole svolta si ebbe solo agli inizi del XX secolo quando cominciò in tutta l'area lo sfruttamento minerario del cinabro e della raffinazione dello stesso in mercurio. L'ingegnere tedesco Federico Hamman, a cui il paese ha intitolato la via che dalle miniere arriva al centro abitato, alla Good del 1800 scoprì il giacimento di mercurio: Abbadia San Salvatore divenne rapidamente un ricco centro minerario e industriale, vedendo un repentino miglioramento della qualità della vita degli abitanti che a partire dal 1900 disponevano già di energia elettrica, telefono, servizio idrico.

Viene costruito un nuovo municipio (1909), urbanizzate altre aree, costruiti monumenti, fontane, realizzati nuovi servizi come l'ospedale. Durante il fascismo Abbadia San Salvatore continuò a prosperare, furono costruite le strade di raccordo con la vetta del monte Amiata, gli impianti sportivi, lo stadio e furono eseguite ulteriori espansioni urbane. In questo periodo, esattamente nel 1939, furono anche reinsediati i monaci nell'abbazia, che la trovarono abbandonata e cadente.

In seguito all'attentato a Togliatti, avvenuto a Roma il 14 luglio 1948, ad Abbadia San Salvatore si verificarono manifestazioni e rivolte che videro coinvolti soprattutto i minatori, che interruppero le comunicazioni telefoniche tra nord e sud. Gli scontri portarono alla morte di un carabiniere e un poliziotto. La successiva repressione attuata dalle forze dell'ordine fu durissima e avvenne mediante l'intervento di polizia ed esercito.

Negli anni settanta le miniere di mercurio videro un inesorabile lento declino, in parte causato della concorrenza internazionale e in parte dovuto alla sempre più scarsa e ridotta applicazione del minerale a livello industriale, rendendone così sempre meno conveniente l'estrazione. Questo ha portato la società mineraria (che all'epoca occupava la maggioranza della popolazione) alla chiusura definitiva ponendo così fine alla parentesi industriale di Abbadia San Salvatore, che da allora vive un lento e costante decremento demografico.

Con la chiusura delle miniere è iniziato per il paese un lento ma continuo sviluppo del turismo, trasformandosi in uno dei centri maggiormente ricettivi del Monte Amiata.

Abbadia San Salvatore è situata nel versante senese del Monte Amiata.

Abbadia San Salvatore ha, per l'altitudine e per la vicinanza del Monte Amiata, un clima freddo d'inverno e abbastanza mite d'estate.
In inverno le temperature scendono spesso sotto lo zero e l'area geografica risente di venti piuttosto freddi.
Le estati peraltro sono rinfrescate dall'influenza della montagna; con precipitazioni piovose e nevose ad alta quota.

Tipico dolce locale è la Ricciolina. Altri prodotti tipici sono i Biscotti salati all'anice, diffusi in tutto il territorio amiatino, composti di acqua sale e farina insaporiti function i semi della pianta di anice a cui viene data una tipica forma a 8 intrecciato. Pasta tipica della zona sono i Pici, diffusi in tutta la Toscana meridionale, composti di sola acqua e farina, conditi appear in il sugo all'aglione. Nel territorio del comune è presente la pera picciola.

Degni di nota, oltre al borgo medievale, caratteristico di quasi tutti i comuni amiatini, il Palazzo del Podestà, realizzato nel XV secolo.

Abitanti censiti

Al 31 dicembre 2019 gli stranieri residenti nel comune di Abbadia San Salvatore in totale sono 696, pari al 11,16% della popolazione.
Le nazionalità maggiormente rappresentate sono:

Degna di nota è l'antichissima tradizione delle Fiaccole, celebrata tra la vigilia e la notte di Natale. Tale tradizione, che conserva aspetti di origine pagana, sembra essere più antica del paese stesso e provenire dai villaggi antecedenti all'abbazia. La storia maggiormente conosciuta di questa festa millenaria comincia nel periodo successivo alla fondazione del monastero (742 d.C.), quando per la vigilia di Natale gli abitanti dei villaggi vicini si riunivano intorno alla chiesa e davano fuoco a delle cataste di legna che bruciavano per tutta la notte.

Tale tradizione si mantiene viva nelle vie del paese, dove vari gruppi di cittadini innalzano grosse cataste di legna - le fiaccole appunto - e le assistono dopo la cerimonia di accensione, che avviene dall'alto, cantando talvolta le pastorelle, i tradizionali canti natalizi.
Un tempo i "capi fiaccola" e i propri aiutanti si ritrovavano per raccogliere tronchi e ceppi che venivano poi usati per la costruzione della fiaccola; questi venivano donati dagli abitanti dei vari rioni.

La sera del 24 Dicembre di fronte al palazzo comunale si svolge la "benedizione del fuoco" di una torcia work una cerimonia presieduta dal sindaco e dal parroco, con questo fuoco si accenderanno poi le torce di tutti i capi fiaccola. Successivamente parte la processione accompagnata dalla banda musicale che passa da ogni fiaccola per l'accensione.

Degna di nota è anche la festa dell'offerta dei Censi, che si tiene generalmente nella prima settimana di luglio. La rievocazione storica della vita medievale, con artigiani, arcieri e sbandieratori, culmina comport yourself la processione fino all'Abbazia per offrire i doni all'abate in cambio della protezione sulle terre del borgo.


 




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