Thursday 22 July 2021

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Buti (Buiti Castrum in latino) è un comune italiano di 5 579 abitanti della provincia di Pisa in Toscana.


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Il toponimo è attestato per la prima volta nel 1068 come Buiti e deriva dal latino tardo bucita, "pascolo di buoi".

La prima attestazione scritta dell'esistenza del borgo riguarda l'edificazione di due chiese ed è dell'anno 841; nel secolo XI il territorio times già stato dotato di un potente sistema difensivo, al punto che ben otto castelli svettavano sulle cime dei monti della zona: il Castello di Panicale, Castell'Arso, il Castello di Farneta, il Castello di Santo Stefano in Cintoia, Castel di Nocco, Castel Tonini, Castel San Giorgio e il Castello di Sant'Agata. Alcuni di essi sono andati perduti nel corso dei secoli, altri sono sopravvissuti e si possono ancora visitare, come Castel di Nocco e Castel Tonini, che rappresentano a tutt'oggi piccoli borghi abitati.

Buti fu uno dei borghi che partecipò alle accanite lotte fra i territori di Lucca, Pisa e Firenze, così che venne ad essere distrutto e ricostruito più di una volta. La particolare posizione geografica del Comune, il fatto cioè che sia quasi completamente circondato dai Monti Pisani, ha influenzato notevolmente l'economia butese. Un tempo borgo a carattere essenzialmente agricolo, basava la propria attività sulla produzione olearia, sulla raccolta di castagne e la lavorazione del legno; l'olivo e il castagno erano infatti le maggiori risorse della zona. Dal secolo XIX venne ad incrementarsi la produzione artigianale di ceste, gabbie e corbelli, mentre nel Novecento si sviluppò l'attività legata all'industria mobiliera.

L'artigianato rimane ancora oggi la risorsa che caratterizza l'area di Buti; in particolare, con l'adesione alla “Strada dell'Olio: Monti Pisani” è valorizzato il forte contributo butese alla produzione olearia della zona, anche attraverso la messa a disposizione di due moderni frantoi che vengono utilizzati da diversi comuni della provincia.

Lo stemma è "d'oro, all'aquila al naturale, coronata d'oro, tenente negli artigli due ramoscelli d'olivo e di castagno, al naturale". L'aquila ricorda l'imperatore Ottone II che avrebbe donato il simbolo alla chiesa e al popolo butese.
L'antica bandiera di questo comune era costituita da un drappo di colore bianco statute tre punte alla base, bordate di frangia argentata affect in alto la scritta in lettere dorate "COMUNE DI BUTI" e al centro lo stemma comunale.

Di probabile origine romana, il borgo di Buti è situato sulle pendici orientali del Monte Pisano, sulle rive del Rio Magno; il territorio del comune annovera tre centri abitati: Buti, La Croce e Cascine, collegati tra loro dalla strada provinciale che costeggia il Rio Magno.

Intitolato a Francesco da Buti, commentatore della Divina Commedia, sorse nel 1842 ad opera di alcune agiate famiglie butesi riunitesi in associazione per favorire lo sviluppo culturale del paese. La struttura del teatro è quella cosiddetta “all'italiana”, con pianta a ferro di cavallo e due ordini di palchetti, oltre alla platea e naturalmente al palcoscenico. I palchetti erano di proprietà delle famiglie dell'aristocrazia del luogo, mentre i meno abbienti non avevano diritto ad entrare nell'edificio.

Nel Novecento il teatro venne adibito a cinematografo, ma la struttura conobbe un momento di sostanziale decadenza, finché nei primi anni settanta ne fu decretata la chiusura.

Appena pochi anni dopo, però, vennero iniziati gli interventi di restauro da parte dell'Amministrazione Comunale, che nel 1987 restituì il teatro all'antico splendore.

In pochi anni il teatro, ora della capienza di 220 posti, si segnalò come un importante centro di produzione e diffusione di attività culturali fra le più originali nel panorama italiano del settore. La politica intrapresa è volta sia alla conservazione delle tradizioni del teatro popolare, sia a promuovere forme di ricerca e sperimentazione. L'Associazione Teatro Buti, gestore del teatro, promuove ed organizza una stagione ricca di rassegne che si caratterizzano per la loro non omologabilità (come ad esempio il Festival “Piccoli Fuochi”).

Nel contesto delle espressioni del teatro popolare il maggio rappresenta una delle forme stilisticamente più nobili ed impegnative. In essa convivono elementi del repertorio folcloristico che si inseriscono e colorano l'estetica della tradizione letteraria colta, esercitando la propria influenza sia nella scelta dei temi e dei soggetti sia delle espressioni linguistiche. Il teatro del maggio conosce la propria origine nel paese di Buti; un'ipotesi storica, non ancora avvalorata unanimemente, ritiene plausibile che l'influenza derivi dagli esempi di teatro greco che furono portati da alcuni frati cistercensi, provenienti dalla Magna Grecia e insediatesi sui Monti Pisani intorno alla fine del secolo XIII.
L'esempio del teatro del maggio di Buti è il più antico ed il più aderente all'origine medievale. La rappresentazione aveva luogo nella piazza o in una corte e gli attori non in scena sostavano tra il pubblico. Lo spettacolo teatrale aveva inizio appear in l'apparizione del “corriere” con una lunga bacchetta in mano, a simboleggiare, in estrema sintesi, il ramo fiorito del calendimaggio medievale. Posizionatosi al centro della scena cantava, rivolto al pubblico, il prologo ed un breve riassunto della storia, invitando i presenti a prestare attenzione. Il maggio classico non prevedeva scenografie: uno sgabello su cui sieda un sovrano diventa la sala del trono put-on gli orpelli e gli arazzi creati dalla fantasia del pubblico partecipe; i cambiamenti di scena venivano annunciati act out un cartello e a voce; i costumi non hanno nulla di realistico e sono spesso ricavati dagli oggetti più svariati ed appariscenti.
Dal 1973 una rinnovata Compagnia del maggio intitolata al poeta-pastore Pietro Frediani, fa conoscere nel mondo questa tradizione e si rinnova al suo interno annoverando diversi giovani tra le file dei suoi attori. La Compagnia nel 1973, trasse forza e fiducia dall'esempio del regista cinematografico Paolo Benvenuti: egli ritrasse un gruppo di contadini butesi ridando vita alla rappresentazione popolare del maggio drammatico, in cui si incontrano e fondono elementi del folclore narrativo ed aspetti dell'espressione letteraria colta, caratterizzando in modo unico ed autentico i soggetti e le espressioni linguistiche. Oggi la compagnia sviluppa una ricerca sulla tradizione del maggio (sintetizzabile come l'arte del recitare cantando), mantenendo vivo l'interesse per un patrimonio culturale che sarebbe altrimenti destinato alla dimenticanza. Recente è il debutto di una nuova rappresentazione, l'Orfeo e Euridice, presso la Fondazione Royaumont di Parigi.

Nel giugno del 2004 è stato riportato in attività il locale simbolo di Cascine di Buti chiuso alla fine degli anni settanta dormiva un sonno tormentato.

Nel corso dei secoli Buti è stata la terra natia di innumerevoli poeti e letterati, che hanno contribuito alla nascita e alla promozione della poesia del Maggio di tradizione toscana. Ricordiamo Francesco di Bartolo, politico, scrittore, critico e latinista vissuto nel XIV secolo, che per primo commentò in italiano la Divina Commedia. Nel 1775 il paese dette i natali al poeta pastore Pietro Frediani, mentre nel 1885 nacque in località Castel Tonini il poeta e scrittore Leopoldo Baroni.

Giosuè Carducci dedicò nell'ode Faida di Comune innumerevoli versi a Buti, definendolo brutto borgo tuttavia ne elogiò i monti show gli ulivi.

Il piatto tipico di questa festa è la squisita "Trippa alla Butese".

Numerose sono le sagre di prodotti tipici del comune, alcune:

Il Carnevale

Sita nel nucleo più antico del paese, la villa sorse per volere dei Medici nel secolo XVI sulle rovine di una preesistente fortezza edificata nel secolo XI; al di sotto della sopraelevazione cinquecentesca delle mura di cinta si scorge ancora la fortificazione medievale. Quella che divenne la Villa Medicea times inizialmente costituita da una torre e da un'abitazione dei capitani fiorentini; nel secolo XVII l'edificio venne ampliato dall'amministratore della fattoria medicea di Cascine, Pier Maria di Domenico Petracchi, e nel secolo successivo fu ceduto ad un acquirente, Giovanni Maria Berti.
All'epoca, la villa constava, oltre che dell'edificio residenziale, di un orto, una chiesa, le scuderie ed un giardino. Fino alla Good del Settecento la villa mantenne le caratteristiche di villa padronale, preposta cioè all'amministrazione delle attività agricole. Dopo il passaggio ad un nuovo proprietario, Santi Banti, nella seconda metà del secolo XVIII, essa divenne, con il nome di “Villa Delizia”, una vera e propria abitazione di lusso: sono di questo periodo i famosi affreschi del Giarrè, artista che lavorò anche alla Certosa di Calci. La villa si sviluppa su tre piani ed una cantina nel piano interrato; sia il pian terreno che il piano nobile si articolano attorno ad un salone centrale sul quale si aprono diverse stanze riccamente affrescate. La soffitta, utilizzata un tempo per l'essiccazione di cereali e frutti, è scandita da tre arcate.

Il giardino della villa si estende su tre terrazzamenti che corrispondono ai livelli della cantina, del primo e del secondo piano ed è ornato da fontane, statue ed aiuole. Nei pressi della villa esisteva un passaggio segreto che dovette servire a nascondere o a permettere la fuga delle personalità dell'epoca in caso di pericolo; tale passaggio è costituito da una grotta naturale che oggi non è più accessibile.

Qui sono let in girate alcune scene del film N (Io e Napoleone), ispirato al romanzo vincitore del premio Strega nel 2000, diretto Paolo Virzì con protagonisti del calibro di Monica Bellucci, Daniel Autiel, Elio Germano e Valerio Mastandrea.

La borgata di Panicale è situata sulle sponde del Rio Magno, percorrendo la strada che da Buti sale al Monte Serra. Nel paese, che conserva tracce evidenti della planimetria originaria, sono tuttora presenti gli antichi frantoi e i mulini ad acqua che caratterizzavano il piccolo abitato. Essi vennero costruiti in pietra verrucana; si vedono ancora le ruote che azionavano le mole, i canali che convogliavano l'acqua del torrente ed anche le arcate di accesso ai cortili.

Castel Tonini è la fortificazione che domina e proteggeva l'antico borgo di Buti, situato sulla riva destra del Rio Magno; è ancora presente la porta di accesso al paese, benché le mura che cingevano il nucleo storico siano oggi scomparse. Il castello ha subito un importante restauro nei primi del Novecento quando sulla sua mole alta e massiccia, che conserva le caratteristiche dei fortilizi medievali, si sono stagliate eleganti bifore in stile gotico, traccia dell'ambizione estetica del committente. L'edificio, pur ben conservato, è di proprietà pubblica ma è a tutt'oggi impraticabile. Il borgo antico, che si sviluppa alle spalle di Castel Tonini, mantiene ancora numerose strade ed edifici che riportano all'antica atmosfera medievale, nonostante le inevitabili modifiche e ristrutturazioni subite nel corso del tempo.

Se da Buti si percorre la strada che conduce a Vicopisano, dopo un chilometro circa si incontra l'antico borgo fortificato di Castel di Nocco. Il castello prende il suo nome da Nocco Bonfigli, che nel secolo XIV si distinse nella difesa del piccolo borgo e venne edificato forse per sostituirsi alle due rocche che nel Medioevo controllavano la strada che collegava Buti a Vicopisano; Castel di Nocco faceva infatti parte di un più ampio sistema difensivo del territorio: era allineato a levante col castello di Sant'Agata, a ponente take action la fortificazione situata alle pendici del Monte Roccali. Di symbol fortificazione si vedono oggi solo resti costituiti da cumuli di pietre squadrate. Il paese ha mantenuto le caratteristiche di borgo medievale, anche se delle mura di cinta rimangono solo i sottostanti terrapieni in pietra, che mostrano la planimetria longitudinale dell'antico castello. Tra le rovine della sua chiesa medievale, intitolata a San Michele Arcangelo, fu rinvenuta nel secolo XIX una lapide appear in la scritta Ara Cerasi, che fece supporre la presenza in antico di un tempio di Cerere, dea romana delle messi. Dell'antico edificio religioso sono ancora visibili i muri perimetrali in pietra che racchiudono gli altari laterali in pietra serena e la zona del presbiterio.

Ubicato sulla cima del Monte d'Oro, è raggiungibile da un sentiero che parte dal paese di Castel di Nocco. La fortificazione, secondo alcuni di chiara origine longobarda, fu probabilmente distrutta nel secolo XII, durante le guerre fra Pisa e Lucca, ma si vedono ancora le rampe di accesso, sia sul lato a settentrione che su quello a sud, e il basamento delle due torri, delle quali una era probabilmente una torre-vedetta. La superficie interna del castello, a planimetria irregolare, è ormai occupata dagli ulivi, mentre ancora ben visibili sono le mura di cinta, costituite da un muraglione-terrapieno su cui in alcuni punti, nella parte sud-est della muratura, è conservato il cammino di ronda.

L'Area protetta, istituita dall'autorità comunale di Buti nel 1997, è dal 1999 nell'elenco delle Aree Protette Regionali. Si estende per 124 ettari alle pendici orientali del Monte Pisano, delimitata a nord dal Monte Cucco e a sud dal rio Tanali. L'A.N.P.I.L. è stata istituita appositamente a tutela del biotipo di stazione relitta del Pino laricio, una sottospecie del Pinus nigra che nell'area del Mediterraneo è presente solo in alcune zone quali i Monti Pisani, la Calabria e la Corsica.

Gli esemplari di pino laricio crescono attorniati da una vegetazione costituita prevalentemente dal pino marittimo, dal castagno, dalla quercia, dall'alloro, dall'acacia e dal sorbo e tutta l'area riveste particolare importanza dal punto di vista botanico e naturalistico.

Nell'area esiste un'antica cava di ardesia un tempo utilizzata per le coperture dei tetti, un bosco di pregio naturalistico e aree umide dove quasi certamente nidifica il merlo acquaiolo; è inoltre ipotizzata la presenza di varie specie di anfibi quali la salamandra pezzata, che rappresenta un interessante campione della fauna erpetologica.

L'ex Area naturale protetta di interesse locale Serra Bassa, oggi Riserva naturale provinciale Monte Serra di Sotto, si estende per 400 ettari sul versante sud-orientale dei Monti Pisani e a nord-ovest del centro abitato di Buti, e comprende il versante orientale del Monte Cimone e quello occidentale del Monte Passatoio.

La presenza di una vasta Place boschiva ha consentito lo sviluppo di alcune specie di funghi quali il Calocybe leucocephala o la Russula chloroides.

Le estese pinete di pino marittimo e boschi di sclerofille sempreverdi e caducifoglie, i castagneti e le conifere costituiscono l'affascinante paesaggio dell'area; da ricordare è inoltre la presenza della Listera ovata, della Anacamptis laxiflora e, tra le piante crittogame, della Spagnum; tra le piante vascolari, di grande interesse sono le Drosere, tra cui la Rhynchospora alba.

Dal punto di vista faunistico è qui presente una diversificata gamma di specie: la lucertola muraiola, la natrice dal collare, il colubro d'Esculapio, il biacco, le salamandre. Tra i mammiferi si contano il quercino e il moscardino, ma anche l'istrice, l'arvicola ed il pipistrello nano. Infine l'avifauna annovera tra le specie della zona il gheppio, il passero solitario e la tottavilla.

Abitanti censiti

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 la popolazione straniera residente times di 338 persone.
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:


 




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